Amare ed essere amati. I cinque linguaggi dell’amore secondo Gary Chapman

Amare ed essere amati. I cinque linguaggi dell’amore secondo Gary Chapman

Luglio 20, 2025 Off Di Mario Baldassarre

Mi ritaglio, nello spazio delle sere d’estate, significativi momenti per meditare sulle condizioni attuali e, sempre con maggiore frequenza, lo sguardo va sulle vicende passate, di memoria fanciullesca, che ripercorro con non poca nostalgia.

La commozione travalica l’intensità delle emozioni vissute. “Godi fanciullo mio, stato soave, stagion lieta e cotesta”, è l’eco leopardiano che fotografa con esattezza la bellezza di un’età spensierata in cui l’inconsapevolezza diventava fonte di felicità. Tuttavia, questa visione e lo sguardo retrospettivo sull’infanzia nascono nell’età adulta: la maturità pone dinanzi le numerose difficoltà della vita da dover affrontare con consapevolezza.

Il continuo affannarsi per risolvere questione nodose che assillano la vita vede prevalere l’orgoglio e la presunzione. Queste situazioni generano nervosismo tutte le volte in cui non si percepiscono le stesse attitudini in chi ci è vicino, in modo particolare nella vita di coppia. Si tratta, dunque, secondo la visione del pastore protestante Gary Chapman, del “linguaggio d’amore” dei “gesti di servizio”: contano le azioni più che le parole. Riscontrare nell’altro questo stesso linguaggio genera appagamento emotivo riempendo così il proprio “serbatoio d’amore”, tanto da garantire soddisfazione, condivisioni d’intenti.

Tuttavia, secondo la visione di Chapman, si può ricevere e dare amore anche in altri modi, come ad esempio, i “momenti speciali”: conta il “fare” ma il “come fare”, dedicando all’atro o al partener la propria attenzione, il proprio tempo in maniera significativa, come conversazioni profonde, tempo ed attività condivisi emotivamente. Nella vicenda evangelica, di questa domenica, Marta e Maria vivono dei momenti intensi con Gesù, ma manifestano il proprio amore in maniera totalmente diversa:

«Gesù entrò in un villaggio e una certa donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua. Marta aveva una sorella chiamata Maria la quale, postasi a sedere ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola. Ma Marta, tutta presa dalle faccende domestiche, venne e disse: “Signore, non ti importa che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”» (Lc 10, 38-40).

È molto evidente la diversità del “linguaggio d’amore” di queste due donne nei riguardi di Gesù. Marta, tutta presa dai “gesti di servizio” non è soddisfatta dal comportamento di Maria intenta a dedicare dei “momenti speciali” a Gesù. Questa condizione genera una insoddisfazione, un lamentarsi: Marta è infastidita per non essere aiutata da Maria nella preparazione del pranzo e, per tanto, il suo “serbatoio d’amore” è pressocché vuoto.

In una relazione di coppia, in cui i linguaggi d’amore sono diversi, l’equilibrio e la sintonia si raggiunge nel momento in cui ognuno riconosce il “linguaggio d’amore” dell’altro e si adopera per calarlo nel vissuto senza stravolgere il proprio. Si riuscirà, così, a maturare una visione di intenti che consente ad entrambi di tenere pieni i propri “serbatoi d’amore” e recuperare serenità e felicità nella vita.

Altri “linguaggi dell’amore” secondo Chapman sono: “parole di rassicurazione”, “doni”, “contatto fisico”. Per un’analisi completa si rimanda al libro di Gary Chapman, “I 5 linguaggi dell’Amore. Come dire «ti amo» alla persona amata”, edizione ELLEDICI.

Ritornando alla relazione di Marta e Maria, l’autore conclude: «Ogni amore autentico nei confronti di Dio sgorga da un cuore che cerca sinceramente di onorarlo». Tuttavia, «Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10, 42). Per tanto, più che essere affaccendati e condurre una vita affannata per rincorrere obiettivi ad oltranza, rischiando di perdere il proprio stato di grazia quando l’incoscienza porta a fare scelte immorali pur di raggiungere il proprio scopo, ciò che conta è lodare il Signore per i momenti belli che ci fa vivere, in una visione di fraternità e di armonia con la bellezza del Creato, ritornando alla Sua fonte misericordiosa, attraverso il sacramento della riconciliazione.

Al termine di questa meditazione, caro lettore, ti invito a riconoscere il tuo linguaggio d’amore e a porti in sintonia fraterna con chi ti è accanto.