
BIANCOLINO, UN EROE DOUBLE FACE
Aprile 23, 2025Osanna. La Buona Pasqua ai tifosi avellinesi ha portato la Resurrezione. La fine dell’inferno dilettante e semiprofessionistico.
L’Avellino in questo campionato, pressoché concluso, è forza e talento, bello fuori e solido dentro. Una squadra con l’anima, più che tecnica anche fisica. L’artefice dell’apoteosi, che ha vinto la concorrenza, in questi sette anni di purgatorio, di allenatori-masaniello, di elevato spessore come Toscano, Rastelli, Braglia, Pazienza, è stato Biancolino. Assurto alla reggenza della squadra, è stata una scommessa dei D’Agostino, nonostante qualche difficoltà del caso, per un pizzico di diffidenza iniziale, tra addetti ai lavori e tifoseria. Adesso il Pitone è il simbolo di un sogno, di un popolo intero. In questo torneo l’allenatore napoletano è diventato il tecnico più vincente della storia del calcio irpino, superando colossi come Giammarinaro , Vullo, ecc., in termini di singole vittorie consecutive.
L’Avellino con lui è cresciuto fino a diventare una macchina da gol e una difesa di ferro, cancellando i dubbi per chi avesse delle remore sul suo operato.
Il suo campionato è un crescendo di emozioni : vento, pioggia, gol. Uno dietro l’altro. Le capoliste sono domate con irrisoria facilità ( il Benevento all’esordio del Pitone aveva 8 punti di vantaggio ora è distaccato di 23 punti! ). I pugliesi del Cerignola se ne vanno a capo chino, con l’onore delle armi, perché si è arresa all’ultimo respiro. L’Avellino arriva al traguardo mostrando nervi saldi e un cuore grande. Appunto cuore e testa, questa unione che ha fatto la forza, vissute in osmosi, per tutta la seconda parte, sfociando in personalità, resistenza, fatica e coraggio. Sentimenti e valori che hanno respinto le eccellenti società meridionali come Benevento, Crotone, Foggia, Catania, Messina, ecc.
Biancolino ha gestito alla meglio le energie dei giocatori col bilancino del farmacista, pescando a piene mani nella rosa profonda. Le sue mosse coraggiose e gratificanti, escluse qualche pausa di riflessione ( Taranto e Foggia ), fotografano la sua evoluzione tecnica. E’ riuscito a cambiare pelle alla squadra, sfruttando il suo talento calcistico e impostando le partite sulle ripartenze, affidandosi alla robustezza della difesa, con gli arrivi di Ernici, Cagnano e Iannarilli. La “sua” squadra si è avvalsa della regia preziosa di Palmiero e Sounas, il dinamismo di Palumbo e De Cristofano, il recupero di D’Ausilio per arrivare ai talenti naturali in fase avanzata di Patierno, Russo e Lescano.
Biancolino ha avuto ampia consolazione dei suoi 20 e più anni di calcio giocato, una carriera e un curriculum che pochi possono vantare.
Alla domanda qual è stato il tuo campionato più bello? Ha così risposto: “ Oltre alle soddisfazioni sportive, attraverso i gol segnati, potrei dire quello vinto contro il Napoli, ma questo mi ha fatto maturare professionalmente per l’esordio in panchina, perché ho ammansito giocatori di valore, che prima di essere campioni di umanità, si sono dimostrati uomini veri. Tutti, chi ha giocato e chi non ha giocato, hanno contribuito al conseguimento della promozione. Il mio futuro? Oggi mi godo il successo ma so che nel calcio niente è definitivo come la vita che è un tumulto di luoghi e movimenti.
Di certezze e incertezze. Un grazie a tutti, ai tifosi , al Presidente D’Agostino e a tutto l’entourage dell’Avellino, mia solida creatura. Sempre forza LUPI.”