
Chiusura del Punto Nascita di Sapri: Il Nursind attacca la politica e chiede un tavolo tecnico permanente
Luglio 7, 2025
Le recenti dichiarazioni degli onorevoli Andrea Del Mastro e Gimmi Nuzzo sulla chiusura del punto nascita dell’ospedale di Sapri hanno acceso la miccia di un’indignazione profonda tra gli operatori sanitari del territorio. A prendere una netta posizione è il Nursind di Salerno, il sindacato delle professioni infermieristiche, che accusa la politica di strumentalizzare una vicenda delicata e chiede l’apertura immediata di un tavolo tecnico permanente per affrontare la crisi della sanità cilentana.
“La politica ha perso l’occasione per tacere”
“Ancora una volta la politica ha perso l’occasione per tacere”, afferma con amarezza Biagio Tomasco, segretario generale del Nursind Salerno. “Si strumentalizza una vicenda che colpisce nel vivo non solo un presidio ospedaliero, ma un intero comprensorio e la sua popolazione. È inaccettabile”.
Tomasco condanna il tono e il contenuto delle recenti dichiarazioni politiche, che a suo dire ignorano la complessità della situazione e servono solo a cercare consensi.
Una lunga crisi prevedibile
Il sindacato ricorda che la chiusura del punto nascita non è un fulmine a ciel sereno, ma l’esito di un processo normativo e amministrativo avviato oltre un decennio fa. Dal Decreto 49 del 2010, varato sotto la presidenza regionale di Stefano Caldoro, al Decreto Balduzzi del 2012, che ha imposto soglie minime di attività per i reparti nascita, la direzione era chiara da anni.
“Nel 2024 a Sapri si sono registrati appena 191 parti”, spiega Adriano Cirillo, segretario amministrativo del Nursind provinciale. “Il Ministero non ha fatto altro che applicare norme che tutti conoscevano. Quello che ci chiediamo è: perché, dopo la bocciatura della richiesta di deroga del 2019, non ne è stata presentata un’altra? Perché si è lasciato che tutto precipitasse?”
Demografia e abbandono: un problema strutturale
Il sindacato punta il dito contro l’assenza di una visione politica sul futuro delle aree interne. L’ultimo rapporto Svimez 2024 denuncia senza mezzi termini lo spopolamento del Cilento e delle zone limitrofe.
“I figli li fanno i giovani, e i giovani sono andati via”, osserva Tomasco. “È la mancanza di programmazione, di opportunità, di servizi essenziali a spingere le nuove generazioni lontano da queste terre. E senza giovani, non c’è futuro”.
Critiche al Piano strategico nazionale per le aree interne
Particolarmente dura la posizione del Nursind sul nuovo Piano strategico nazionale per le aree interne (P-Snai), approvato dal Governo Meloni nel 2025. Il sindacato lo considera un piano “rassegnato”, incapace di invertire la rotta.
“Un piano che accompagna al declino è un fallimento annunciato”, denuncia Cirillo. “Le aree interne non hanno bisogno di rassegnazione, ma di investimenti concreti, strumenti fiscali agevolati, fondi certi per la spesa locale e contratti dedicati per attrarre medici e docenti”.
La proposta: un tavolo tecnico per salvare la sanità cilentana
Il Nursind non si limita alle critiche. Il sindacato lancia un appello alle istituzioni per avviare un confronto serio e costruttivo.
“Non è più il tempo di scaricare colpe, ma di cercare soluzioni”, conclude Tomasco. “Chiediamo con forza l’istituzione di un tavolo tecnico con tutte le rappresentanze sociali, politiche e sindacali, per costruire insieme una proposta seria e condivisa per salvare la sanità nel Cilento e nel Vallo di Diano”.
Un invito alla responsabilità collettiva, mentre sul territorio cresce la frustrazione di operatori e cittadini, sempre più isolati in un sistema sanitario che appare in ritirata.