
Cittadini in Movimento – Le dichiarazioni di Massimo Passaro
Settembre 18, 2025IL DIFFICILE CAMMINO DI AVELLINO TRA COMMISSARIAMENTO E NUOVE ELEZIONI

Tra sfiducia, degrado e incertezza politica: la città attende una svolta, ma il futuro resta un’incognita.
Avellino si prepara a una nuova tornata elettorale, ma lo fa in un clima di stanchezza e amarezza. Tra pochi mesi, i cittadini saranno chiamati a scegliere il nuovo sindaco e a rinnovare il consiglio comunale. Un appuntamento decisivo, che arriva in un momento particolarmente complesso per il capoluogo irpino: alle spalle una crisi amministrativa sfociata nel commissariamento, davanti un orizzonte politico ancora confuso, con pochi nomi, molte ambiguità e una crescente disillusione popolare.
Il Commissario Prefettizio, insediato dopo la caduta dell’ultima amministrazione, sta cercando di rimettere ordine in un contesto segnato da anni di gestioni approssimative. Il suo operato, pur privo di clamore mediatico, è considerato da molti come un passaggio necessario: far emergere le criticità strutturali, sanare le incongruenze amministrative, rimettere in carreggiata un ente in evidente difficoltà finanziaria. E proprio attraverso gli atti commissariali, la città ha potuto toccare con mano il peso delle scelte sbagliate del passato.
Tuttavia, mentre si tenta di riparare il danno, chi ha avuto responsabilità dirette nella gestione della cosa pubblica continua a riaffacciarsi con disinvoltura sulla scena politica, tra dichiarazioni autocelebrative e comparsate pubbliche. Come se nulla fosse accaduto. Come se il commissariamento fosse un dettaglio, e non il risultato di un fallimento collettivo.
Nel frattempo, la quotidianità degli avellinesi è sempre più segnata dal disagio. Nei quartieri popolari si convive con disservizi cronici: mancanza d’acqua, riscaldamenti assenti, infiltrazioni d’umidità. Il verde pubblico è lasciato a se stesso, le strade sono costellate di buche, il traffico urbano regna nel caos e l’inciviltà è diventata norma. A fronte di questo, la politica locale appare distante, più impegnata a rincorrere equilibri interni e candidature che ad affrontare i problemi reali.
A rappresentare uno dei pochi baluardi di attenzione civica è una piccola associazione cittadina, che documenta quotidianamente – spesso in solitudine – le criticità del territorio: cantieri fermi, auto in doppia fila, degrado urbano. Una voce scomoda, spesso ignorata o derisa, come se la denuncia fosse un fastidio e non un atto di responsabilità. È l’immagine di una città che ha smarrito il senso della partecipazione e, in parte, della speranza.
In questo contesto, le incognite sul prossimo scenario elettorale sono molte. I partiti sembrano pronti a riproporre volti già noti, figure che hanno già avuto modo di misurarsi – spesso senza successo – con le sfide amministrative. In alternativa, si profila il rischio dell’“effetto outsider”: candidati imposti dall’alto, professionisti o personaggi pubblici poco radicati nella realtà cittadina, scelti più per visibilità mediatica che per conoscenza dei problemi locali.
A mancare, in molti casi, è una vera visione. I programmi elettorali rischiano di essere ancora una volta scritti in fretta, adattati alle convenienze del momento, privi di analisi e prospettiva. Ma Avellino non può più permettersi l’improvvisazione.
La domanda che resta sospesa, oggi, è una sola: cosa serve davvero per guidare questa città? L’esperienza professionale? Il curriculum politico? L’appoggio dei partiti? Forse. Ma nessuno di questi elementi è sufficiente, se non accompagnato da una reale conoscenza dei bisogni della comunità e da una volontà concreta di affrontarli.
Il rischio più grande è che a governare siano ancora una volta coloro che non hanno saputo – o voluto – vedere i problemi, mentre chi ha provato a denunciarli venga emarginato o ignorato. È questo il paradosso che pesa come un macigno sul futuro di Avellino.
Eppure, una possibilità di cambiamento esiste. Le prossime elezioni rappresentano un bivio storico: continuare sulla strada delle scelte calate dall’alto, o aprire finalmente uno spazio vero per chi ha voglia, competenza e coraggio di cambiare le cose. La posta in gioco non è solo politica: è il destino stesso della città.
Avellino non ha bisogno di salvatori, ma di amministratori consapevoli, vicini al territorio, capaci di ascoltare e agire. La speranza è che, tra delusione e rassegnazione, emerga una nuova classe dirigente. Che non cerchi applausi, ma risultati. Che non viva di slogan, ma di impegno. Perché un’altra Avellino è ancora possibile – ma non senza scelte coraggiose.