Comunicare è il verbo della condivisione

Comunicare è il verbo della condivisione

Gennaio 26, 2025 Off Di Mario Baldassarre
Immagine tratta da https://it.images.search.yahoo.com

Le giornate delle ultime settimane di gennaio giungono insolite in questa stagione invernale ancora tutta in divenire. Pomeriggi accesi dal riverbero di un cielo terso e miti temperature, ben al di là degli standard stagionali, stupiscono e insospettiscono: si parla volentieri senza essere intorpiditi da gelide folate di vento; al tempo stesso, si palesa l’evidenza di un considerevole cambiamento climatico in atto e la mente fa presto a valutarne possibili conseguenze.

A dispetto delle nevicate, oramai solo nostalgici ricordi di gioventù, un sole coraggioso si fa spazio nel cielo invernale. Il precoce calar della sera testimonia con esattezza lo scorrere del tempo. Con il Giubileo della comunicazione, dal 24 al 26 gennaio, si è compiuta una prima trappa di un cammino nel cammino in questo prospero tempo di grazia, all’insegna della speranza cristiana. Papa Francesco ha posto l’attenzione sull’importanza di una comunicazione “intessuta di mitezza e prossimità”, per guarire le ferite e i mali che con insistenza incombono sull’umanità. Ai giornalisti giunge un invito alla “prossimità”, alla “responsabilità” per una comunicazione obiettiva e rispettosa della dignità umana, tuttavia, «non si può intervistare qualcuno – continua il Santo padre –, non si può raccontare qualcosa se non a partire dal cuore».

Comunicare è il verbo della condivisione, di uno scambio che vive e si alimenta nel tempo della gratuità e della reciprocità. Le letture delle cronache e dei servizi giornalistici, inevitabilmente, acquistano il significato della trasmissione unidirezionale di contenuti alimentata da un fattore esterno, senza una chiara espressione di interesse, meraviglia e partecipazione. Un buon giornalismo, invece, dovrebbe garantire una visione completa e imparziale, dando spazio a voci e prospettive chiare ed essenziali, senza appesantire le notizie con la zavorra della retorica o, ancor peggio, della persuasione.

«La parola proclamata, letta commentata, meditata, studiata diviene fonte di vita rinnovata, abitata dalla gioia del Signore rilanciata a una speranza capace di reggere anche la contraddizione». (Simone Morandini, La Settimana liturgica – Dalla Parola alla vita, Credere – Per vivere l’avventura della fede, anno XII – n° 4, 26 gennaio 2025).

La Parola di Dio è sempre attuale, parla al cuore dell’uomo e accoglie ogni sua inquietudine, con lo sguardo del padre misericordioso che con fiducia e speranza attendeva il ritorno del figliuol prodigo.

Lungo i sentieri polverosi di Emmaus il Risorto dialogava con i discepoli facendo ardere il loro cuore: la comunicazione abitata dalla grazia di Dio è luce sul nostro cammino spesso segnato da ostacoli e percorso da chi irresponsabilmente usa l’informazione come un dissuasore della realtà.

Dinanzi al potenziale negativo, talvolta veicolato dagli organi di informazioni di massa, in particolare da quanto subdolamente propinato dalla televisione, il cardinale Martini ne trae una lettura sorprendentemente positiva, stabilendo un rapporto tra il televisore e il lembo del mantello di Gesù. «Dappertutto, infine, opera lo Spirito, che soffia dove vuole e che di tutto può servirsi per compiere la sua opera. Ogni mezzo creato di comunicazione può quindi essere scelto e utilizzato da Dio come sua via per giungere al cuore dell’uomo […] I mass media possono così diventare un lembo non solo impolverato, ma strappato della veste di Cristo» (Carlo Maria Martini, Il lembo del mantello, Centro Ambrosiano).

Prevale, tuttavia, la valenza salvifica del pensiero cristiano, sapientemente espresso da San Paolo nella lettera ai Romani: «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8, 28). Occorre discernere con cura e prudenza i contenuti negati e manipolatori da quelli eticamente equilibrati per maturare con consapevolezza una coscienza critica verso la comunicazione intesa come forma di crescita globale per il corpo e lo spirito.