CRISI ALTO CALORE, L’ACQUA È UN DIRITTO: ORA SERVONO SCELTE CORAGGIOSE E CONDIVISE

CRISI ALTO CALORE, L’ACQUA È UN DIRITTO: ORA SERVONO SCELTE CORAGGIOSE E CONDIVISE

Agosto 29, 2025 Off Di Redazione

IRPINIA E SANNIO – Un territorio ricco d’acqua ma “povero d’acqua”: l’ossimoro che racconta la crisi di Alto Calore e la drammatica realtà quotidiana di migliaia di cittadini privati di un bene essenziale.Le dimissioni dell’amministratore unico Antonello Lenzi non sono altro che l’ultimo segnale di una situazione ormai ingestibile, che impone risposte radicali, lontane da soluzioni-tampone e sterili giochi politici.

In queste settimane abbiamo seguito con crescente preoccupazione l’evolversi della crisi che colpisce l’ente gestore del servizio idrico in Irpinia e nel Sannio. Di fronte a un servizio sempre più disfunzionale, con perdite idriche che raggiungono percentuali insostenibili, il malcontento delle comunità è montato in modo inesorabile. Rubinetti a secco, disservizi continui, tariffe salate: l’acqua – bene comune e diritto universale – è diventata un problema quotidiano e una fonte di ingiustizia sociale.

Non possiamo accettare che questa emergenza venga gestita con la solita logica dell’emergenza, tra commissariamenti annunciati e rinvii senza prospettive. La situazione è troppo grave per lasciare il peso delle scelte sulle spalle dei soli cittadini, già penalizzati da anni di cattiva gestione. L’idea di aumentare ulteriormente le bollette, senza un piano chiaro e trasparente di investimenti, controlli e comunicazione, è inaccettabile. La responsabilità non può ricadere ancora su chi ha sempre pagato senza ricevere in cambio un servizio dignitoso.

Serve un intervento nazionale. Il rifacimento delle condotte – spesso vetuste e colabrodo – deve essere sostenuto con risorse straordinarie. Non possiamo aspettarci che un ente in crisi cronica riesca a risollevarsi da solo. È il momento di un impegno forte da parte del Governo, che affianchi i territori nel garantire un servizio equo, efficiente e rispettoso della dignità delle persone.

Ma c’è di più: bisogna ribadire con forza che l’acqua non è una merce. Ogni ipotesi di privatizzazione, diretta o mascherata da scelte “tecniche” o tariffarie, va respinta con decisione. L’acqua è un bene comune e tale deve restare. La gestione deve essere pubblica, partecipata, trasparente. La crisi di Alto Calore non può diventare il pretesto per cedere quote di controllo al mercato.

Altro nodo irrisolto riguarda le perequazioni tariffarie. È inaccettabile che i cittadini irpini e sanniti paghino più di altri campani per un servizio peggiore. La Regione Campania ha il dovere di garantire equità e giustizia tra i territori, evitando di penalizzare ulteriormente le aree interne, già segnate da difficoltà strutturali e spopolamento.

In tutto questo, va denunciato il paradosso più amaro: l’Irpinia e il Sannio, territori ricchi di sorgenti e risorse idriche, si ritrovano in una condizione di perenne emergenza. Un’anomalia che parla di scelte politiche sbagliate, di gestioni inefficaci e di una visione miope che ha compromesso il futuro di intere comunità.

Le elezioni regionali all’orizzonte rischiano di trasformare anche questa emergenza in una bandiera elettorale. Sarebbe un errore gravissimo. L’acqua non può essere terreno di propaganda: è vita, è dignità, è futuro. Non possiamo permettere che il diritto all’acqua venga svenduto in cambio di qualche voto.

È ora di cambiare rotta. Servono scelte coraggiose, partecipate, trasparenti. Per questo rilanciamo la proposta di istituire un Consiglio dell’Acqua, un organismo di controllo civico che garantisca trasparenza sull’operato dell’ente, coinvolga le comunità e monitori ogni decisione che riguarda la gestione del servizio.

La vicenda di Alto Calore è il sintomo di una crisi più ampia: una crisi di visione, di fiducia, di responsabilità politica. È tempo di ripartire dal basso, dai diritti delle persone, dai bisogni reali dei territori.

Difendere l’acqua significa costruire il futuro. E il futuro non può più aspettare.