
Educare alla compassione per vivere relazioni autentiche
Settembre 21, 2025
L’anno scolastico è appena cominciato, ancora si infrangono sogni d’estate sugli scogli del presente. Gli inizi necessitano di attente fasi di adattamento per poter, poi, andare a regime.
Servirà una buona dose di perseveranza, per recuperare abitudini di operatività, ponendosi responsabilmente dalla giusta parte nel sistema educativo: studente, docente e/o genitore. Talvolta, invece, si riprendono in mano questioni ancora irrisolte o da recuperare, per meglio gestire percorsi di formazione e misure educative. Sono questi ultimi temi a segnare la priorità, principalmente nella scuola dell’obbligo, in cui si realizza una fase importante nel lungo e delicato cammino socioeducativo dei preadolescenti verso un sano percorso di crescita.
In questo tempo la sinergia scuola-famiglia diventa necessaria per la crescita degli studenti e la formazione di futuri cittadini responsabili e custodi di spiccati valori di senso civico, con un positivo riflesso in ambito sociale e lavorativo.
In questo tempo la sinergia scuola-famiglia diventa necessaria per la crescita degli studenti e la formazione di futuri cittadini responsabili e custodi di spiccati valori di senso civico, con un positivo riflesso in ambito sociale e lavorativo.
In questo tempo segnato da evidenti cambiamenti culturali, sociali e tecnologici, il percorso educativo degli adolescenti risulta complesso e, al tempo stesso, delicato. In questa età di passaggio, tuttavia, la Chiesa deve svolgere una funzione importante per i giovani, diventando un punto di riferimento in grado di offrire ascolto, orientamento e valori in una fase tanto delicata quanto decisiva della vita.
La Chiesa, attraverso le parrocchie, oratori, gruppi giovanili e movimenti, dovrà svolgere una presenza educativa preziosa, capace di offrire risposte profonde ai grandi interrogativi della vita. Le relazioni autentiche tra adolescente ed educatore, giovane e comunità, attraverso un accompagnamento e un ascolto costante, potranno garantire l’acquisizione di valori e principi che reggono il buon cammino della società. In questo tempo in cui prevalgono il relativismo, l’individualismo e la ricerca del successo immediato, la proposta educativa cristiana può apparire controcorrente.
Eppure, molti adolescenti riscoprono in essa valori profondi: il rispetto per la vita e per l’altro, la solidarietà, il perdono, la giustizia, l’impegno per il bene comune. In questa fase storica di profondi cambiamenti dovuti a un marcato progresso tecnologico e scientifico bisogna evitare l’errore di considerare l’intelligenza artificiale come un surrogato dell’intelligenza umana per poterne potenziare le facoltà; si correrebbe, così, il rischio di diventare schiavi di macchine e algoritmi dietro i quali si cela la malsana volontà umana.
In questi giorni, che hanno segnato la ripresa delle lezioni scolastiche, è emersa la sconvolgente notizia del suicidio del giovane Paolo Mendico, vittima di bullismo, alla vigilia del rientro in classe. La tragica notizia, ampiamente diffusa e discussa attraverso i principali organi di informazione sociale, ha lasciato numerosi punti interrogativi sullo stato di fragilità dei giovani vittime o artefici di fenomeni di bullismo e cyberbullismo. La Scuola, la Chiesa e la società tutta hanno il dovere di affrontare con decisione e risolutezza questo problema che mette a rischio il sano percorso di crescita dei giovani. «L’educazione emotiva dà ai ragazzi la competenza, ossia la capacità, di sentire le proprie emozioni e quelle degli altri.
Il bullo, viceversa, emotivamente incompetente, vede il dolore che provoca, ma ne è indifferente e anzi prosegue nei suoi comportamenti vessatori. All’interno di un gruppo educato all’empatia, invece, anche lo spettatore di atti di bullismo è portato ad empatizzare con la vittima diventando protettore, non complice». Le parole dello psicoterapeuta Alberto Pellai segnano dei percorsi da seguire e delle sfide necessarie da affrontare per evitare che questo fenomeno dilagante possa diventare una vera piaga, in grado di estendersi in ogni ambito sociale. «La scuola – ha aggiunto – deve essere un luogo emotivamente competente».
In veste di docente, che si appresta a percorrere il cammino formativo nella scuola dell’obbligo, sento il forte senso di contribuire responsabilmente all’attività didattico-educativa degli alunni, nella delicata fase dell’età evolutiva, in cui contribuire con valori di umanità per garantire nell’ambiente educativo il rispetto, la cooperazione, l’ascolto, l’empatia. E ancora, educare alla com-passione , accogliendo l’altro nella sua sofferenza, diventando capaci di vivere nel proprio cuore il problema dell’altro con la capacità di con-soffrire.
Ogni relazione – scrive Alessandro Dehò in un articolo sulla rivista Credere – prevede la passione della croce» e dalla croce Cristo è venuto a donare la salvezza di Dio all’umanità.