
Fede e speranza sono reti per una pesca miracolosa
Maggio 4, 2025
Il mese di maggio, tradizionalmente, sacralizza i momenti più vivi della primavera, attraverso il risveglio della natura da uno stato di torpore.
Colori, profumi ed emozioni prendono vita in maniera corposa, tanto da diventare simboli per eccellenza della rinascita della natura che, così, assurge al suo massimo splendore. “Maggio in fiore, gioia in cuore”, ricorda il celebre detto popolare che le generazioni passate decantavano con giovialità, lasciando prefigurare la bellezza di una stagione produttiva sotto molteplici punti di vista. La gioia permette una buona ossigenazione dei sentimenti e il ritrovato entusiasmo saprà creare le condizioni migliori per coltivare la speranza. Il tanto amato santo padre Francesco ci ha esortato a diventare seminatori di speranza e condividerla ogni giorno.
Le condizioni quotidiane mettono duramente alla prova il benessere psichico; lo stato sociopolitico e le ingiustizie sociali generano sempre nuove forme di diffidenza e quel caos esterno, con gradualità, tende a generare un vuoto interiore. Allo stesso modo, la rincorsa forsennata al continuo raggiungimento di obiettivi di fine giornata, diventando “compulsivi consumatori di tempo”, ci tiene costantemente sotto pressione, come corde tese sul punto di rottura. Occorre fermarsi qualche attimo, coltivare le relazioni e i propri interessi, senza stress e senza fretta, ritrovando equilibrio e le migliori condizioni per riflettere sul modo di affrontare le giornate. Il tempo è una delle risorse più preziose che ha a disposizione l’essere umano. La lentezza diventa il modo migliore per ritrovar se stessi, recuperando forze e condizioni che restituiscono vitalità e lucentezza nei momenti ostili o adombrati da ricorrenti incertezze.
Il mese mariano ci introduce in un tempo di grazia in cui poter meditare con cura per ricominciare ogni giorno. Questo pensiero, in armonia con la bellezza del Creato, in tutto in suo splendore, mi restituisce buonumore e nuova consapevolezza sulle molteplici sfide da affrontare. Un senso di abbandono percorre queste giornate che hanno segnato la dipartita di papa Francesco; uno stato di timore, similmente, rimanda allo smarrimento dei discepoli alla morte del loro Maestro. Lo Spirito Santo dà la forza per rialzarsi e rivestirsi di luce, quella luce che dona pace e gioia. Sono proprio le parole di Francesco, consegnateci come lascito morale nella notte di Pasqua, a donarci speranza e serenità: «La Risurrezione è simile a piccoli germogli di luce che si fanno strada a poco a poco, senza fare rumore, talvolta anche minacciati dalla notte e dall’incredulità […] Cristo ha vinto il peccato e ha distrutto la morte ma, nella nostra storia terrena, la potenza della sua Risurrezione si sta ancora compiendo.
E questo compimento, come un piccolo germoglio di luce, è affidato a noi, perché lo custodiamo e lo facciamo crescere» (Omelia del santo padre Francesco, letta dal cardinale Giovanni Battista Re, nella Veglia Pasquale, Basilica di San Pietro, Sabato Santo, 19 aprile 2025). «Figlioli, non avete nulla da mangiare? […] Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete» (Gv 21, 5-6), li sollecitò Gesù. Si rivelò miracolosa quella pesca alla presenza del Risorto. La fede e la speranza serviranno a gettare le reti nelle acque tempestose delle nostre vite e guardare il nuovo che nasce del buio vinto dalla luce.
È questa la gioia maturata dalla Pasqua da cui rifulge la luce della potenza misericordiosa di Cristo risorto. Francesco vive nelle vite che si faranno custodi e testimoni del mirabile messaggio che ha segnato il cammino dell’intero pontificato.