Gesù risorge dalle macerie di questo tempo tormentato
Marzo 31, 2024
La gioia della risurrezione si apre su questo tempo pregno di interrogativi. Le vicende degli ultimi anni delineano con chiarezza una via crucis lungo le strade di un calvario quotidiano, che vede cadere vittime innocenti, come agnelli sacrificali, dinanzi alla perdurante e imperante crudeltà che permea la natura umana. Le cronache degli ultimi mesi cercano di distogliere l’attenzione da uno scenario che definire apocalittico è ben poca cosa.
Si avverte un senso di impotenza che, ben edulcorato, come sta avvenendo, si trasforma in indifferenza e pressappochismo. Il clima di tensione, in questi ultimi giorni, si è spostato nelle aule parlamentari dove si studiano trattative, che passano attraverso il sostegno economico dei paesi oppressi: un modo poco originale e paradossale per ritornare alla pace attraverso gli strumenti della guerra. Dinanzi a questo clima perdurante di sofferenza, il dramma del male interroga l’animo umano. Il mistero Pasquale nasce e matura lungo i sentieri della sofferenza, vincendo la morte e il peccato. Cristo patisce il martirio della Croce; per un bisogno d’amore vince la morte e risorge con le sue ferite: quelle ferite diventate fonte di misericordia. Allo stesso modo, quando sulla nostra fragile natura umana cala il buio della sofferenza, il disgusto del peccato, il sacrificio del Signore Gesù Cristo viene ad infondere la luce viva della speranza.
I limiti della natura umana e l’indole troppo materiale ci portano ad essere giudici severi di noi stessi, tanto da insinuare il dubbio e l’incertezza. La razionalità dell’essenza umana è incline a valutare ogni cosa attraverso il rigore scientifico e il criterio irreprensibile di causa-effetto. La Santa Pasqua testimonia la certezza dell’abbraccio paterno, che ci conferma come figli amati, senza nessuna condizione: la nostra pochezza, invece, pone limiti. Il suo infinito amore ha confermato la profezia di Isaia: «Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca» (Is 53, 4-7). Il giudizio, come si può leggere, è espressione dell’indole umana; l’amore incondizionato è prerogativa divina. E in quanto figli amati bisogna fidarsi e affidarsi a questo principio e dono gratuito di salvezza.
Il trionfo del bene sul male è stato confermato da Gesù Cristo, al tempo stesso «l’uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato» (Rm 6, 6). «Egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù» (Rm 6, 10-11). La morte non è la soluzione definitiva, né l’epilogo del cammino di vita, ma l’anello di congiunzione tra la natura biologica della vita e quella immanente ed eterna. L’incredulità, talvolta ci porta ad essere tanti san Tommaso che vogliono fare esperienza tangibile del Risorto e allontanare dalla vita ogni dolore e ferita, incuranti del fatto che siamo stati guariti e salvati dalle piaghe di una profonda sofferenza.
Mario Baldassarre


