Il bisogno di prendersi cura delle umane sofferenze

Il bisogno di prendersi cura delle umane sofferenze

Luglio 13, 2025 Off Di Mario Baldassarre
Immagine tratta da https://www.lavocedeimedici.it/

“Luglio col bene che ti voglio vedrai non finirà…”, così cantava Riccardo Del Turco, nel pieno dei movimenti della contestazione sessantottina.

Una melodia orecchiabile, fatta di semplici accordi, diventata subito un tormentone, che con naturalezza ha attraversato una lunga fase della nostra storia, arrivando intatta ai giorni nostri. Allora già si parlava di evergreen e, con chiarezza, certe sonorità si rivelavano tali e, quando riascoltate, sono capaci di ridestare piacevoli momenti ed emozioni vissute, così da ritrovare quel buon’umore, che ben troppe volte ci sfugge di mano. Pensando allo stato attuale, con picchi termometrici al rialzo, viene spontaneo augurarsi l’arrivo della frescura settembrina. L’estate mi permette di recuperare il senso della lentezza per centellinare e gustare in maniera significativa la bellezza del tempo che scorre.

Mi lascio trasportare dai colori e dalle sonorità della natura circostante: contemplo la soavità del tramonto, ammirando le pendici del Partenio, verso Montevergine, che rifulge con chiarezza in lontananza, ed è distensivo, nel pomeriggio, assopirmi al fresco di un tiglio, ponendomi in sintonia col ritmo regolare del frinire delle cicale. Le condizioni attuali ci rendono divoratori di tempo con numerosi impegni da assolvere lungo l’arco della giornata e risultati da massimizzare, sotto ogni forma e punto di vista, non solo economico. E, in questo stato visibilmente affaccendato, molte cose sono cambiate, alcune di queste sono mutate irreversibilmente perdendo quella poesia che, ormai, sublime aleggia come piacevole ricordo.

Ripensando al ’68, credo sia rimasto il senso della contestazione, che spesso muta in dispotica presunzione. L’orgoglio fa perdere il senso del limite spingendoci verso inevitabili deragliamenti. Le condizioni socioeconomiche e politiche con estrema trasparenza confermano questo stato di fatto. Molte volte, assorbiti dalle vicende concitate della quotidianità, viene meno il cristiano senso del prendersi cura, talvolta anche verso se stessi, assorbiti dalle apparenze, smarrendo quei sani principi di umanizzazione.

«Un uomo incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote quando lo vide passò oltre dall’altra parte […]

Invece un Samaritano che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e ne ebbe compassione» (Lc 10,30-33). Tutti hanno visto, l’indifferenza è prevalsa e con essa l’ingiustizia di una mancata forma di fraternità e amicizia sociale (cfr Papa Francesco, Fratelli tutti).

Lo sguardo compassionevole genera un cambio di prospettive, si arricchisce di umanità e di amore nella visione di un rapporto empatico in cui la sofferenza altrui diventa la propria sofferenza, non una semplice condivisione, ma l’essenza vera di un vissuto. Basterebbe questo per restituire dignità all’umanità segnata da continue e perduranti discordie.

Dinanzi a questo clima in cui prevale un’aridità spirituale, manifestata da una mancanza di fraternità e umana solidarietà, mi consola il “sugo della storia” di Renzo e Lucia di memoria manzoniana: «I guai […] quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore» (Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXVIII).

Ad ogni modo, in questa calda stagione il pensiero si fa preghiera, intonando l’eco di un classico motivo: «luglio ha ritrovato il sole non ho più freddo al cuore perché tu sei con me».