Il nostro tempo ha bisogno di fede, fiducia e speranza

Il nostro tempo ha bisogno di fede, fiducia e speranza

Settembre 7, 2025 Off Di Mario Baldassarre
Immagine tratta da https://www.irpinianews.it/

Dopo la leggerezza dell’estate, con l’arrivo del mese di settembre si ritorna alla stagione della consapevolezza, della riflessione e di nuovi progetti.

La spensieratezza estiva si affaccia, così, su un tempo di nuovi inizi e di bilanci interiori. Fare i conti con la realtà diventa una condizione difficile che desta preoccupazioni e, al tempo stesso, impone senso di responsabilità e risolutezza per non trovarsi impreparati dinanzi ai numerosi impegni. I bilanci preventivi sono sempre ricchi di buoni propositi, pur sapendo che taluni finiranno nel fondo del cassetto con l’incedere dei mesi. I nuovi inizi, talvolta, presentano vecchi mali con cui fare i conti, situazioni complicate lasciate in sospeso o, come è d’abitudine, rimandate a settembre: i corsi della storia difficilmente si smentiscono.

La ripresa delle attività parlamentari e dei percorsi politici faziosi fanno aumentare lo stato di diffidenza e il senso di scoraggiamento, tant’è che il clima di guerra continua a spirare con danni evidenti e considerevoli che scottano sulla pelle degli ultimi e degli innocenti, creando aree sempre più estese di povertà. Dinanzi a questo scempio perpetrato con crudeltà, diminuisce la fiducia della gente e la speranza comune si perde e sfocia nella disperazione e nell’inquietudine.

Il grido di numerosi vescovi, cardinali e abati italiani in questi giorni risulta essere forte e dai toni allarmanti. La «Lettera aperta al Governo e al Parlamento», sottoscritta a conclusione dell’annuale convegno dei vescovi delle Aree interne, svoltosi nella Diocesi di Benevento, evidenzia un forte stato di malessere delle aree marginali meridionali sempre più segnate da spopolamento, emigrazione, invecchiamento della popolazione e carenza di prospettive lavorative.

Quest’annosa questione, che si acuisce nel tempo, pone sempre nuovi interrogativi, che dalla classe politica si estendono alla coscienza civica, per arginare una situazione che si presenta molto complicata, tant’è che l’obiettivo 4 del Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne riguarda l’«accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile», un invito – scrivono i vescovi – al “suicidio assistito” di questi territori. Questo grido non rappresenta la semplice presa di coscienza di uno stato di fatto che, sicuramente, genera allarmismo, ma si sollecitano le forze politiche per «valorizzare il sistema di competenze convergenti, utilizzate non più per marcare differenze, ma per accorciare le distanze tra le diverse realtà nel Paese e avviare un percorso plurale e condiviso in cui gli attori contribuiscano a costruire partecipazione e confronto così da generare un ripopolamento delle idee ancor prima di quello demografico».

L’appello si arricchisce di proposte concrete: «si favoriscano esperienze di rigenerazione coerenti con le originalità locali e in grado di rilanciare l’identità rispetto alla frammentazione sociale; s’incoraggi il controesodo con incentivi economici e riduzione delle imposte, soluzioni di smart working e co working, innovazione agricola, turismo sostenibile, valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, piani specifici di trasporto, recupero dei borghi abbandonati, co-housing, estensione della banda larga, servizi sanitari di comunità, telemedicina».

Questa presa di coscienza dai toni allarmanti, al pari degli appelli pronunciati da papa Francesco verso la cura della “casa comune”, non deve alimentare forme di pessimismo, ma aprire il cuore alla fiducia e alla speranza, rendendo così l’animo umano predisposto all’operosità, per trovare soluzioni efficaci. San Tommaso ricorda che la fiducia è «una speranza fortificata da una solida convinzione», per poter vincere ogni avversità.

«Abbiate fiducia! Sono io; non abbiate paura» (Gv 6, 20), disse Gesù, camminando sulle acque, ai discepoli impauriti dal mare agitato: è l’eco della voce della fede nel cuore, che sa accogliere un messaggio di salvezza.

«I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla grava la mente dai molti pensieri» (Sap 9, 14-15). Queste parole esprimono con chiarezza il limite della natura umana che la fede, animata dalla grazia di Dio, concorre ad attenuare. Il piano di salvezza potrà, così, trovare attuazione portando, lungo i sentieri della vita, le “croci”, che non rappresentano sofferenze e castighi, ma disponibilità ad affrontare ogni cosa con maturità e responsabilità, senza cercare futili soluzioni a buon mercato.

Questo coraggio, animato dalla fiducia e dalla speranza, saprà garantire vita ai nostri giorni e nuova luce a quanto il Signore ci ha affidato in custodia.