
IL PARCO DEL VESUVIO NON ESISTE PIÙ: IN CENERE 500 ETTARI DI NATURA, ANCORA ATTIVO IL FRONTE DEL FUOCO
Agosto 10, 2025
Parco Nazionale del Vesuvio, 10 agosto 2025 – Il Vesuvio brucia ancora.
Dopo l’incendio devastante dello scorso anno, che aveva già inflitto danni irreparabili all’ecosistema del Parco Nazionale, un nuovo rogo – tuttora in corso – sta cancellando quel poco che era sopravvissuto. Possiamo dirlo senza retorica: il parco vesuviano, come lo conoscevamo, non c’è più.
Le operazioni di spegnimento sono proseguite per tutta la notte grazie al lavoro incessante delle squadre a terra, mentre all’alba hanno ripreso i sorvoli dei mezzi aerei antincendio. L’impegno è massimo, ma la lotta contro le fiamme appare quasi impari.
Grazie allo stato di mobilitazione nazionale, richiesto dalla Regione Campania e disposto dal ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci, sono giunti sul posto rinforzi da ogni parte d’Italia. Tra i primi a rispondere all’emergenza, il Veneto, che ha inviato una colonna mobile composta da una trentina di operatori e numerosi mezzi specializzati. Ma la vastità dell’incendio rende ogni sforzo titanico: oltre 500 ettari di verde sono già andati in fumo, e il fronte del fuoco – ancora attivo – si estende per quasi tre chilometri.
Al momento, fortunatamente, i centri abitati non sono stati coinvolti. Ma la preoccupazione resta altissima. Gli operatori parlano di una situazione “estremamente critica”, con venti incostanti che potrebbero cambiare la direzione delle fiamme da un momento all’altro.
Non resta spazio per le analisi, per i dibattiti sull’origine dolosa o accidentale del disastro, o per le consuete promesse di riforestazione e tutela. Di fronte a uno scenario tanto aberrante, resta solo lo sgomento.
E viene da pensare a Giacomo Leopardi, alla sua “Ginestra”, nata proprio su queste pendici. A quel fiore resistente che nella lava trovava il coraggio di sbocciare, simbolo di una speranza che supera il pessimismo cosmico. Oggi, però, quella speranza sembra incenerita insieme agli alberi, agli animali, al paesaggio. In questi roghi, sotto un cielo annerito dal fumo, stanno bruciando anche “le umane sorti e progressive”.
E se la natura non è eterna, ciò che resta è una domanda inquietante e urgente: cosa resta di noi, se lasciamo morire tutto ciò che ci circonda?