La discesa dello Spirito Santo: dono divino d’amore

La discesa dello Spirito Santo: dono divino d’amore

Maggio 23, 2021 Off Di Redazione

La Pentecoste, cinquantesimo giorno dalla Santa Pasqua, celebra la discesa dello Spirito Santo, terza Persona della Santissima Trinità insieme al Padre e al Figlio, su Maria e gli apostoli riuniti nel Cenacolo. L’Ascensione, celebrata domenica scorsa, ha segnato invece la salita al cielo di Gesù. Si tratta di due eventi altamente significativi che rafforzano un’espressione d’amore circolare: il Figlio disceso dal Padre ritorna a Lui dopo aver redento l’umanità con il sacrificio della Croce e la discesa dello Spirito Santo che “procede dal Padre e dal Figlio” e trasfigura le ferite e le umane fragilità in dono prezioso di salvezza intessuto dalla carezza della misericordia di Dio.

Gesù nell’ultima cena annuncia agli apostoli il dono dello Spirito: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. (Gv 15-26, 27). Si tratta di un dono d’amore che assume una centralità nella cristianità: Gesù è concepito per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria, così come è consacrato Messia al Giordano, fino alla remissione dei peccati, rafforzando così il sacrificio della Croce in espiazione dei peccati stessi.

Gesù al riguardo parla di Paràclito che nell’etimologia greca significa “chiamato a stare vicino”, in latino questo concetto viene invece espresso con il termine advocatus, cioè “avvocato” inteso come “difensore”, “suggeritore”, “soccorritore”, “consolatore”. Questa espressione delinea la bellezza dello Spirito Santo come Colui che incoraggia, fa compagnia, sostiene, suggerisce, accompagnandoci in ogni momento della vita. La salita al cielo e l’effusione delle Spirito Santo diventano un dono d’amore molto più grande della presenza stessa di Gesù. Papa Francesco, nel commento al Vangelo di Giovanni sostiene: «La vita cristiana non si può capire senza la presenza dello Spirito Santo: non sarebbe cristiana. Sarebbe una vita religiosa, pagana, pietosa, che crede in Dio, ma senza la vitalità che Gesù vuole per i suoi discepoli. E quello che dà vitalità è lo Spirito Santo presente. È lo Spirito che dà testimonianza di Gesù affinché noi possiamo darla agli altri».

La discesa dello Spirito Santo non è limitata solo alla Pentecoste, ma si rinnova: nella preghiera, nell’ascolto della Parola, nella remissione dei peccati, nella consacrazione eucaristica.

Invocare il dono dello Spirito Santo nelle nostre vite consente di essere accompagnati, sorretti da una guida sicura che non ci lascia soli, rafforzando al tempo stesso la nostra fede che diventa essenziale, evidente verità.

È importante chiedere i doni dello Spirito durante una sofferenza (spirito di forza), una difficoltà (spirito di fortezza), nello scoraggiamento della fede (spirito del timore di Dio), nell’operare scelte (spirito di consiglio) per purificare la nostra vita così orientata verso un sano discernimento, alimentando il coraggio, l’inventiva, la creatività che al tempo stesso sono doni dello Spirito. Sono questi i presupposti che in questo arido tempo di pandemia ci invitano ad affidarci con fede a questo dono divino per maturare i giusti anticorpi necessari ad affrontare le nodosità che nel cammino terreno si presentano. È lo Spirito Santo infatti che permette ai cristiani di essere una “Chiesa in uscita” che vince le paure, le incertezze e le incognite di chi lascia le sicurezze delle proprie conquiste. Fu così all’inizio della Chiesa quando lo Spirito permise agli apostoli impauriti di uscire dal Cenacolo e rendere testimonianza a Gesù con parresia.

Mario Baldassarre