
La fede è principio di guarigione
Ottobre 24, 2021
“Il dolore è di chi lo sente, no ‘e chi passa e tremente”. La saggezza popolare proverbiale, edulcorata dalle coloriture dialettali, sintetizza profonde ed evidenti verità, talvolta scottanti. Il dolore rappresenta un elemento centrale della natura umana, tempra il corpo e lo spirito: una prova che scalfisce e, al tempo stesso, fortifica, a seconda di come viene accolto e dalla predisposizione d’animo. L’indifferenza di chi passa dinanzi alle sofferenze altrui spesso è un male più acuto del dolore stesso. Il narcisismo e l’egocentrismo rappresentano una povertà d’animo che rivela uno stato miope, fin quando le prove non si presentano nella propria vita: solo allora si acquista la consapevolezza del ruolo e del valore sociale del dolore che può essere affrontato e superato con uno spirito d’insieme, come evidenziato dall’attuale crisi pandemica, dagli eccidi e dalle efferatezze dell’umanità.
«Nessuno si si salva da solo» è il richiamo di Papa Francesco. Le visioni individualistiche si superano con la carità, con il servizio. «La dimensione sociale – ricorda sempre il Sommo pontefice – è fondamentale per i cristiani e consente loro di guardare al bene comune e non all’interesse privato».
Dinanzi al dolore non si indietreggia, non si resta indifferenti: il fidarsi e l’affidarsi all’amorevole carezza guaritrice divina è già guarigione. Le pagine evangeliche testimoniano situazioni di dolore e sofferenza in cui la fede autentica è principio guaritore; Gesù conferma questa verità e ne dà testimonianza attraverso il sacrificio della Croce offerto per la salvezza promessa da Dio.
Bartimèo, cieco e mendicante, sentendo i passi di Gesù, grida con fede aiuto: si fida. La folla lo rimprovera. È triste pensare che la sofferenza sia fonte di disturbo: la cecità del cuore chiuso nelle mura dell’indifferenza, dell’egoismo, la chiusura in se stessi non aprono spiragli per accogliere la grazia di Dio. “Ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!»” (Mc 10, 47): la richiesta di un aiuto paterno non disturba quando diventa preghiera. Il Nazareno ascolta il grido di dolore, «chiamatelo» dice alla folla. Un imperativo rivolto ad ognuno di noi per non rimanere indifferenti, ma partecipare al dolore con animo caritatevole. «Va’, la tua fede ti ha salvato» (Mc 10, 52) sono le parole di Gesù. La fede salva, ridona luce «perché è nella debolezza e nella sofferenza che emerge e si scopre la potenza di Dio che supera la nostra debolezza e la nostra sofferenza» (Papa Francesco, Lumen Fidei cap. IV, 56).
Ascoltare e sostenere chi soffre, gli ultimi è esercizio di prossimità per uscire da una perdurante condizione di cecità e ritrovare luce e amore.
Chiediamo, con autenticità, una fede pura, come quella di Bartimèo, che restituisce quella luce per percorrere in sicurezza le vie accidentate della vita.
Mario Baldassarre