
La grande svolta del ritorno al cuore nell’Enciclica Dilexit nos
Ottobre 27, 2024
Il mese di ottobre si avvia al suo declino, in una maniera insolita, che tuttavia riflette l’ordinarietà dei nostri giorni. L’autunno vive un’estate ad oltranza, che travalica i confini temporali del proprio essere, stravolgendo i ritmi e le consuetudini della quotidianità. Il cambio di stagione è un retaggio di altri tempi, senza opportune conferme.
Bisognerà sempre più abituarsi a una vita a quattro stagioni, scegliendo opportunamente l’abbigliamento, in funzioni delle previsioni climatiche che, grazie alle nuove tecnologie, hanno un’altissima soglia di attendibilità; frequentemente assistiamo all’allerta di “emergenze meteo” dopo giornate miti e particolarmente soleggiate. La recente alluvione in Emilia-Romagna evidenzia con chiarezza una crisi climatica perdurante e sempre più allarmante.
Se non fosse per il freddo mattutino e il parabrezza rugiadoso delle auto in sosta, difficilmente si riuscirebbe ad acquisire la parvenza dello stato autunnale. Questa domenica, tuttavia, il ripristino dell’orario solare restituisce quell’ora in più di luce mattutina, con giornate sempre più brevi, fino alle soglie del solstizio d’inverno. La regolarità dei movimenti terrestri, tuttavia, non è un indice tale da certificare il buono stato di salute del pianeta.
Recente, come dono per questo tempo particolarmente incerto, la pubblicazione dell’Enciclica papale Dilexit nos presenta l’”esperienza di un cuore che ama”, come offerta di sostegno paterno sotto la luce dello Spirito Santo e l’amore umano e divino del Cuore di Gesù. Notevoli spunti di riflessione riconducono alla necessità di rinsaldare “legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune”, in un tempo di forte aridità spirituale, in sintonia con il cammino apostolico e pastorale di papa Francesco, sapientemente chiarito nelle precedenti encicliche e nelle puntuali esortazioni delineate attraverso lettere apostoliche.
È sempre più necessario “ritornare al cuore” in un mondo e in un tempo in cui siamo tentati di “diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato”. Il cuore “unisce i frammenti” e permette “qualsiasi legame autentico, perché una relazione che non è costruita con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo”. L’individualismo, la pretenziosità e il negazionismo sono i mali di una società frammentata in cui i singoli e variabili bisogni non possono soddisfare esigenze comunitarie. Queste condizioni sociali, sempre più da separati in casa, impongono un riequilibrio morale delle coscienze nella direzione di un significativo cambiamento. E il mondo potrà cambiare “a partire dal cuore”, dalla cura amorevole che si concretizza nella prossimità e nei sentimenti comunitari. Pensieri chiari e risoluti, tali da rendere proficuo il buon cammino della vita, affidandolo al Cuore Santo di Gesù che ha tanto amato, infondendo protezione e misericordia, così da spingerci a rafforzare la capacità di amare e “camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno”.
Il ritorno al cuore, supportato da sani principi di fraternità, è essenziale per superare l’individualismo e coltivare con cura le relazioni umane, così da superare forme conflittuali di oltraggio e divisione. Questo tempo, così segnato da continue e perduranti atrocità, necessita di cura e misericordia, proprio come il cieco Bartimeo che grida forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!» (Mc 10, 48). Occorre chiedere misericordia, riconoscendo i propri limiti e le malattie che coinvolgono lo spirito. La necessità di far leva sulle capacità umane per superare ogni difficoltà è un’alta forma di presunzione ed egoismo, in controtendenza con i principi salvifici di fraternità e carità.
La consapevolezza delle fragilità e dei propri limiti è fonte di guarigione che diventa preghiera e, come ripete il salmista, «chi semina nelle lacrime mieterà nella gioia» (Sal 126).