La speranza matura in una paziente attesa. Il ricordo di un momento di saggia vita contadina

La speranza matura in una paziente attesa. Il ricordo di un momento di saggia vita contadina

Luglio 27, 2025 Off Di Mario Baldassarre
Immagine tratta da https://www.iorestocongesu.it/

Una leggera frescura ha fatto capolino su un’estate da bollino rosso. Nelle città e nelle aree balneari bisogna saper fare i conti con i livelli incalzanti delle temperature; frequentemente si cercano spazi climatizzati e sulle spiagge si fa largo uso di creme protettive per evitare dolenti ustioni.

Negli ambienti cittadini, il caldo si acuisce con le esalazioni inquinanti del traffico automobilistico e i livelli crescenti di umidità favoriscono sudorazioni e senso di spossatezza fisica. Per contro, nelle aree montane e collinari il ristoro è garantito da temperature più miti. La perturbazione di questi giorni che ha interessato le aree meridionali, malgrado tutto, ha portato un po’ di ristoro. A Santa Marina di Montefalcione, nella chiesetta campestre si svolgono i festeggiamenti della Santa protettrice dell’amena contrada del paese. In questo giorno in cui la Chiesa celebra i Santi Anna e Gioacchino, genitori della beata Vergine Maria, la memoria mi riporta alla ridente stagione della mia infanzia che rivivo attraverso il racconto evangelico della parabola della zizzania (cfr Mt 13, 24-30).

Quelle parole di Gesù, scandite con delicatezza dal padre celebrante, riuscivano a coinvolgere emotivamente la nutrita presenza dei contadini, che nell’approssimarsi della sera deponevano gli strumenti della mietitura per partecipare alla Messa vespertina. Quella gente, proprio come nella parabola evangelica, aveva saputo aspettare, senza quella voga forsennata di estirpare le “erbacce”, ma raccogliendo con la mietitura quanto seminato, separandolo con pazienza e parsimonia l’inutile: il principio del “tutto e subito” e delle pratiche eradicanti di un problema sul nascere sono consuetudini della modernità.

In quei visi scolpiti da rughe di saggezza e di fatica, si poteva leggere il ringraziamento al divino, per aver custodito e garantito la raccolta delle messi e la speranza che maturava con esattezza da una fede autentica. Ricordo, con profonda nostalgia quegli attimi vissuti intensamente, che con chiarezza affiorano nel presente dagli spazi reconditi del mio cuore. Conservo con fierezza il patrimonio immateriale della saggezza e della sapienza contadina, che mi hanno trasmesso, in maniera tacita, i valori più autentici del buon vivere. In questa Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, istituita dall’amato papa Francesco nel 2021, aver ripercorso un felice momento dell’infanzia mi ha destato una profonda commozione segnata dal rivolo di una lacrima sul volto asciutto della sera: una lacrima che si fa preghiera alla memoria di quella gente contadina che non c’è più, ma che rivive in me attraverso vivi insegnamenti.

Il tempo che scorre cambia il volto della storia, delle consuetudini e dei modi di fare del passato, togliendo quella poesia che faceva parte di antichi rituali. È mutato anche il paesaggio rurale circostante, con nuove colture e manodopera meccanizzata o spazi incolti, a testimonianza dell’abbandono di pratiche agricole poco redditizie. Sul far della sera il frinire stridulo dei grilli nei campi ha soppiantato il canto delle cicale, che nella calura pomeridiana ha segnato con regolarità lo scorrer del tempo. La custodia della natura è un ponte di generosità tra le generazioni passate e quelle future.

Il creato è una carezza di Dio che ci parla attraverso il vento, l’acqua e la luce: occorre conservare non dissipare queste risorse fonte di benessere e prosperità per la vita del pianeta.