La tradizione e il pensiero filosofico del ’900 nella Dilexi te di papa Leone XIV
Novembre 16, 2025
In occasione del Giubileo dei poveri, la rubrica Orizzonti dello Spirito presenta un’analisi filosofica, scritta dal prof. Fausto Baldassarre, dell’Esortazione Apostolica, Dilexi te, di papa Leone XIV. Il prof. Fausto Baldassarre è docente emerito di filosofia al Liceo Classico “Pietro Colletta” di Avellino, filosofia della religione e mistica all’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Giuseppe Moscati” di Avellino.
Per afferrare il senso di questa «Esortazione Apostolica» bisogna tener presente la «bimillenaria storia di attenzione ecclesiale verso i poveri» e soprattutto il fondamento del Vangelo. Il menzionato scritto di Papa Leone XIV, Dilexi te, sull’amore verso i poveri è «firmato» nel tempo significativo dell’era digitale e tecnologica. Esso è risposta, sfida rivolta agli uomini di «buona volontà». Dietro questa parola del Pontefice c’è il «vissuto» e la constatazione concreta del fenomeno povertà nel suo manifestarsi nelle varie realtà del mondo e delle singolari situazioni.C’è una sapiente selezione ed utilizzazione delle elaborazioni sociologiche e filosofiche delle correnti di pensiero più significative.
In primo luogo, l’analisi della disuguaglianza è da ricercare nella radice della struttura economica, nella mancanza di equità.
Se non pur detto, esplicitamente illuminante è il contributo di pensatori quali Zigmunt Bauman, che interpreta la povertà in connessione con la società liquida e all’esclusione di individui dal consumo, ma ancor più significativa e la disamina di Pierre Bourdieu, che sviluppa ed amplia il concetto di Capitale dischiudendo così le orizzonti di analisi del fenomeno in questione. Infatti, per quest’ultimo vari sono i tipi di Capitale (economico), culturale (conoscenze), sociale (relazioni) e simbolico (riconoscimento – prestigio) e sono proprio questi a creare la povertà, che va assumendo vari volti ed aspetti. Inoltre, occorre sottolineare che certamente ha inciso nell’elaborazione del testo Il pensiero “forte” di Emmanuel Levinas con il concetto di povertà segno di vulnerabilità e il volto del povero che reclama responsabilità.
E ancor dentro l’«Esortazione» è possibile leggere anche il pensiero del personalismo cristiano: la povertà non è destino inevitabile, ma risultato di scelte sociali e politiche. La soluzione è tutta nella conversione morale personale e comunitaria, nella umanizzazione della relazione. Nella parola del Vescovo di Roma si scorge la lezione dell’esistenzialismo cristiano di Gabriel Marcel che ha rivelato che «la tragedia della modernità è l’avere» e che l’essere umano deve essere consapevole che «Dio si fa povero, si svuota per entrare in comunione…».
La modernità vive il paradosso dell’abbondanza materiale, dello spreco, dello scarto e della misura. Continua a circolare il virus del nichilismo, dell’indifferenza, dell’egocentrismo. L’esortazione del Papa non è solo parola, ma «grido», condanna dei ricchi che non lasciano cadere neanche le briciole dei loro lauti banchetti.
La povertà non si combatte solo con l’assistenza passiva, con il mero occasionale sentimentalismo compassionevole, ma con un processo educativo di formazione radicato sulla consapevolezza che essere cristiani è collocare al centro evangelicamente il povero: vero e unico “maestro silenzioso”.


