L’abbraccio del popolo di Dio a Papa Francesco

L’abbraccio del popolo di Dio a Papa Francesco

Aprile 27, 2025 Off Di Mario Baldassarre

Un silenzio cupo è sceso su questa settimana, ben oltre i limiti della contrizione che ha segnato il tempo della Pasqua. Un duro colpo ha tenuto il mondo ammutolito, unito nello stesso dolore, segnato da un comune pianto. È un silenzio che racconta più di tante parole e scende sulle nostre vite quando chi ha camminato con noi va via, portandosi quelle parole che erano sicurezza, conforto, rassicurazione.

Quel cammino, ad ogni modo, ha segnato nelle vite di tanti delle impronte profonde che diventano un lascito considerevole di umanità. Con gli occhi lucidi ricolmi di lacrime e il cuore segnato dalle ferite di una mancanza, il mondo si è fermato dinanzi alla morte di Papa Francesco. Un richiamo unanime, una notizia che ha toccato anche i cuori più refrattari. La sconfinata semplicità del Santo Padre, quello sguardo d’amore rivolto agli ultimi, il coraggio disincantato di spogliarsi del superfluo, per vivere con esattezza e coerenza i principi evangelici, hanno attraversato il cammino pastorale di Francesco, testimoniando la vera ricchezza che solo la povertà riesce a custodire. Dall’apparente ossimoro nascono quei valori umani che pongono la pace e l’amore al centro del cosmo, potendo così testimoniare quel principio di “fratelli tutti” rivelatosi il cardine su cui si è imperniata la missione pastorale dell’amato Pontefice.

Dinanzi al mistero della morte e alla visione salvifica di una vita eterna, le materiali tensioni terrene cedono il passo a nuove prospettive spirituali che, mai come in questo tempo, richiamano, a gran forza, alla pace, all’umiltà e al servizio. L’incontro tra Donald Trump e Volodymir Zelensky, sotto lo sguardo benedicente di Francesco, ha evidenziato l’universalità del messaggio del Papa, aprendo uno spiraglio di speranza e possibilità di dialogo per mettere a tacere le armi e inaugurare nuove prospettive di pace, giustizia e solidarietà.

«Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene» (EG 2)

L’individualismo e la “globalizzazione dell’indifferenza” sono i mali del nostro tempo che Franceso ha osteggiato con fermezza, contro le logiche di mondanità che non permettono a Dio di poter operare infondendo la carezza amorevole della misericordia. Il Risorto dona pace, Spirito Santo, perdono da vivere e condividere. Tante sono le volte in cui, reclusi nelle forme più appariscenti di benessere, non accogliamo quel dono di pace e amore che viene da Dio, tanto da farci subissare da un’indole materialista e come Tommaso vorremo vedere, toccare per credere.

Basta superare gli scogli del proprio egocentrismo, per ritrovare la gioia di ricominciare. La perdita del senso del peccato ci rende estranei o indifferenti alle ragioni provvidenziali della confessione. È la mano del Signore a rialzarci, facendoci gustare la gioia del perdono, attraverso buoni propositi, per ripartire dalle macerie degli errori. La perdita di queste prerogative fa maturare orgoglio, sentimento di prevaricazione, tracotanza: condizioni dalle quali possono nascere correnti di odio che tolgono pace, serenità e ogni buon principio di fraternità.

Francesco, come pastore amorevole dall’odore delle pecore, ha vissuto con coerenza l’amore verso i poveri e i più deboli, testimoniando la potenza del perdono divino, convinto assertore che «La misericordia è quando la miseria si unisce al cuore dell’altro»: L’abbraccio a cuore aperto del popolo di Dio ha confermato che questo atto di così profonda levatura spirituale arricchisce chi dona e chi riceve. Faccio mie le parole conclusive pronunciate nell’omelia funebre dal cardinale Giovanni Battista Re: «Caro Papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero […] con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza».