L’espressione dell’amore trinitario

L’espressione dell’amore trinitario

Maggio 26, 2024 Off Di Mario Baldassarre
Immagine tratta da https://www.bible.ca/

La conclusione del mese di maggio, tempo mariano per eccellenza, apre le porte al periodo estivo, che tradizionalmente prefigura l’avvio della stagione feriale e balneare, per i tanti lavoratori che potranno bearsi di un momento di riposo e spensieratezza.

Se la primavera può, verosimilmente, considerarsi come un momento di rinascita, il mese di maggio, certamente, può essere considerato il tempo che va a consacrarla. La canzone napoletana ha tributato a questo mese le più belle espressioni, rese celebri da “Era de maggio” di Salvatore Di Giacomo, messa in musica da Mario Pasquale Costa. In questa visione, in cui prorompe il senso più vero e bello della rinascita, la Beata Vergine Maria viene a ricordarci il dono della vita, nella più celebre espressione d’amore, che l’ha consacrata Madre di Dio, Madre di ogni uomo, in un cammino, di cadute e ripartenze, che si apre alla grazia dell’amore di Dio. «Donna, ecco tuo figlio!» (Gv 19, 27), aveva esclamato Gesù a Maria nel pieno di una sofferenza trasfigurata in piano di salvezza.

Maria, madre della Chiesa, a noi sacralmente affidata nel vincolo d’amore dipanatosi attraverso le atroci sofferenze della Croce, ha così abbattuto ogni forma di sconforto e di solitudine: nessuno è orfano perché Maria, con la sua più alta e divina espressione di santità, è madre attenta, premurosa, sempre pronta ad accompagnare il nostro cammino, donando protezione e conforto. Il mese mariano, che si avvia alla conclusione, nelle più celebri espressioni di una natura che si appresta alla rinascita, dopo il lungo letargo invernale, è stato affrescato da giornate climaticamente miti e piacevoli, le quali hanno permesso alla vegetazione di offrire colori e profumi ormai dimenticati.

Alle latitudini campagnole e rupestri, in Alta Irpinia, in particolare, lungo le pendici montane e collinari, ho potuto scorgere e rivedere le fioriture penduli e papilionacee della robinia (Robinia pseudoacacia L.) e del maggiociondolo (Laburnum anagyroides M.). La bellezza di queste infiorescenze dona frescura e diffonde nell’aria un profumo delicato, che restituisce positività e buon umore, pur essendo gli arbusti rivestiti da spine acuminate. Questa immagine, mirabilmente, ci riporta alla Croce, che rivestita dalle spine di un’umanità peccatrice e dalle sofferenze di Gesù Cristo, è diventata “Albero di Vita”.

Una chiara ed evidente espressione di amore circolare, che si rigenera e si rafforza attraverso la misericordia: linfa di vita, che vivifica e accompagna il buon cristiano a camminare sulle macerie del suo tempo terreno. Le solennità di questi ultimi giorni hanno potuto, altresì, confermare questo tempo di grazia, attraverso la memoria di Santa Rita da Cascia, lo scorso 22 maggio, e Maria Ausiliatrice, il 24 maggio, che per una mirabile congiunzione divina coincide coi il giorno in cui si fa memoria della solenne canonizzazione della Santa dei casi impossibili, officiata da Leone XIII agli albori del ventesimo secolo. La devozione a Maria Ausiliatrice si deve a San Giovanni Bosco, che la volle come patrona della famiglia Salesiana e delle sue opere. In questa domenica dopo la solennità della Pentecoste, che ha sancito la discesa dello Spirito Santo su Maria e sugli Apostoli riuniti nel Cenacolo, si celebra la Santissima Trinità nel mistero trascendente del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. «Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. 

E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria» (Rm 8, 16-17), ricorda San Paolo nella lettera ai romani. Essere figli e fratelli in Gesù Cristo comporta un senso alto di responsabilità e la compartecipazione alle sofferenze dell’umanità, che diventano patimenti di ognuno, secondo la più alta espressione di solidarietà, testimoniando così la pienezza di uno spirito e di un animo caritatevole. Basterebbe questa visione, ben distante da una fossilizzazione individualistica, per poter ristabilire un clima di serenità, pace e concordia tra i popoli. «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 19-20).

Dio si va vicino all’uomo chiamandolo ad abitare la realtà trinitaria per confermare l’espressione di salvezza, che si rafforza attraverso la testimonianza. Allo stesso tempo, la Trinità ci trasmette la necessità di scrollarsi di dosso l’egoistico individualismo, vivendo con lo sguardo rivolto ai bisognosi, secondo una visione missionaria in cui ciascuno, nelle le proprie possibilità, è chiamato ad annunciare il Vangelo.