L’importanza dei radioamatori durante il terremoto

L’importanza dei radioamatori durante il terremoto

Ottobre 26, 2025 Off Di Redazione

Quando la terra trema e le infrastrutture vacillano, spesso in silenzio ma vitale a dare voce all’emergenza sono i radioamatori. In Italia emerge con chiarezza il ruolo essenziale che questi volontari assumono durante i grandi disastri sismici, sia come ponte di comunicazione, sia come supporto operativo alla macchina dei soccorsi.

Un sisma comporta non solo il crollo di edifici e la perdita di vite, ma anche il collasso delle reti – telefoni, internet, energia – che rendono isolati i territori colpiti. In questi casi, la possibilità di collegarsi immediatamente con il mondo esterno può tradursi in una differenza tra soccorsi tempestivi o ritardati.

Secondo una testimonianza parlamentare: «i radioamatori, ormai numericamente presenti in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale, hanno assunto un ruolo e una importanza che sembrano essere… ricordati e apprezzati dalla Protezione civile soltanto in occasione di grandi e luttuose calamità».
In altre parole: non sempre si pensa ad essi in tempo “di pace”, ma quando tutto il resto fallisce, sono loro a restare funzionanti.

Il ruolo dei radioamatori nelle emergenze sismiche

Venendo al concreto: come agiscono? Ecco alcuni aspetti chiave:

  1. Porte radio alternative – In caso di guasto o sovraccarico delle reti tradizionali, i radioamatori si attivano su bande HF/VHF/UHF per collegare località isolate con centri operativi, prefetture, vigili del fuoco. Per esempio, l’Associazione Radioamatori Italiani (ARI) dispone di una sezione “Radiocomunicazioni di Emergenza (RE)” che conta circa 4.500 aderenti pronti ad attivarsi su richiesta della struttura nazionale della protezione civile.
  2. Indicatori in tempo reale – Durante il terremoto dell’Terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980, ad esempio, i radioamatori locali hanno comunicato via ponte radio la distruzione nei paesi dell’area senza poter più usare telefono: «un gruppo di tre radioamatori … si stabilirono a San Mango sul Calore… principale compito indirizzare le colonne di soccorso provenienti dalle altre regioni». Supporto organizzativo sul campo – Non solo comunicazione ma logistica: individuarono strade percorse o bloccate, diedero aggiornamenti sulle condizioni dei paesi, evacuarono messaggi internazionali: durante lo stesso sisma dell’Irpinia, i ponti radio “Faito, Montevergine, Epomeo” propagarono messaggi in tutto il mondo.
  3. Preparazione preventiva e rete strutturata – Non è solo improvvisazione. È organizzazione: la cosiddetta Rete Radiocomunicazioni Alternative di Emergenza, nata dopo il terremoto dell’Irpinia su iniziativa dell’ARI e dell’Giuseppe Zamberletti, è stata istituita con decreto per dare continuità al sistema delle comunicazioni d’emergenza in Italia.

Perchè il loro contributo è cruciale

  • Affidabilità quando tutto fallisce: in zone dove la linea telefonica o internet sono interrotte o sovraccariche, la radio può ancora “passare”.
  • Rapidità di intervento: un radioamatore può mettersi in moto subito, spesso autonomamente, e stabilire comunicazioni operative mentre le altre reti sono ancora fuori uso.
  • Capillarità territoriale: gli operatori sono diffusi sul territorio, anche in aree disagiate o marginali.
  • Collegamento internazionale: in occasioni di grande calamità, si rendono utili anche i collegamenti in onde corte internazionali per messaggi tra comunità all’estero e famiglie in Italia.
  • Costruzione di fiducia sociale: essere presenti “sotto le macerie” o nelle tendopoli fa sì che diventino un riferimento concreto per supporto, non solo tecnico.

Quali sono le sfide e i margini di miglioramento

  • Visibilità e riconoscimento – Pur essendo essenziali, spesso i radioamatori rimangono “dietro le quinte” e il loro ruolo non è sempre adeguatamente valorizzato o conosciuto.
  • Formazione e attrezzatura – Serve investimento continuo in apparecchiature, esercitazioni, aggiornamento tecnico (esercitazioni che le prefetture fanno regolarmente)
  • Coordinazione con le istituzioni – Affinché l’attivazione sia efficace, è necessario che infrastrutture di soccorso, prefetture, vigili del fuoco, protezione civile abbiano protocolli condivisi per interfacciarsi con i radioamatori.
  • Ricambio generazionale – Come segnalato da alcune sezioni, coinvolgere i giovani è una priorità: la passione per la radio non è abbastanza spontanea nelle nuove generazioni.

Quella notte di novembre del 1980 è diventata simbolo. Le linee telefoniche collassarono. I radioamatori entrarono in azione istantaneamente, stabilendo ponti radio nei luoghi devastati come Teora, San Mango sul Calore, per raccogliere messaggi di soccorso, trasmettere coordinate, segnalare le condizioni delle strade.
In un articolo si legge:

«Sto a Lioni, sta crollando tutto… cerco di andarmene»
«Dio mio sto in macchina vicino Sant’Angelo non vedo più niente per la polvere qualcuno ascolta? aiuto aiuto aiuto…»
Questo tipo di comunicazioni – normalmente impossibili senza rete – furono rese possibili grazie alla dedizione degli operatori radio-amatoriali.

In un paese ad alto rischio sismico come l’Italia, dove la fragilità delle reti può diventare un aggravante della tragedia, la presenza attiva dei radioamatori rappresenta uno strumento essenziale di resilienza. Non sostituiscono le strutture professionali di soccorso, ma integrano le capacità operative, offrendo un livello aggiuntivo di collegamento e supporto quando tutto il resto vacilla.

Il loro impegno volontario non è solo tecnico: è civico, umano, spesso silenzioso.

Ma come le onde che vanno oltre le crepe del suolo, le loro voci attraversano la crisi e tengono accesa la speranza.