
Nutriti dalla linfa dell’amore del Padre
Aprile 28, 2024
Le giornate si allungano con il passo ben disteso del podista, in questa primavera che incede nel rispetto dei ritmi stagionali. Il risveglio vegetativo acquista i contorni di una vera e propria resurrezione, dopo le tante stagioni anomale, che hanno contraddistinto gli ultimi anni. Il cambiamento climatico ci stava abituando ad allestire un armadio “quattro stagioni” per far fronte a repentini e ricorrenti cambi d’umore stagionali; lo stato attuale, pare invece palesare un andamento regolare, senza dover essere affaccendati da preoccupazioni ricorrenti dovute a condizioni mutevoli e poco prevedibili.
Alle latitudini irpine, tradizionalmente vocate alla pratica vitivinicola, lungo le pendici collinari, sapientemente tratteggiate da filari di vigneti, dagli abbozzi gemmari lungo i tralci cominciano a spuntare i germogli fruttiferi, tant’è che gli agricoltori più attenti valutano le condizioni per i trattamenti antiparassitari, al fine di creare presupposti ottimali per una buona produzione. Lo stato climatico svolge una funzione importante per lo sviluppo vegetativo e produttivo della vite, tanto da favorire il livello degli attacchi fungini, che rappresentano fattori da attenzionare e controllare con scrupolosità; le disattenzioni e i monitoraggi poco avveduti possono compromettere il buon esito produttivo. Il buon cammino della vita necessita degli stessi criteri, tant’è che la vite etimologicamente si accompagna alla vita: un binomio che ha catturato l’interesse di filosofi, scrittori ed artisti.
«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto» (Gv 8, 1-2). La similitudine svela l’essenza della natura cristiana, che si alimenta nella relazione salvifica con il Padre: espressione d’amore. Siamo tralci destinati a portare frutto, alimentandoci della linfa vitale che scorre nella “vita-vite” di Cristo, che ha vinto la morte con il sacrificio della Croce ed è risorto affermando e confermando quel piano di salvezza annunciato nella Scrittura.
«Si tratta di rimanere con il Signore per trovare il coraggio di uscire da noi stessi, dalle nostre comodità, dai nostri spazi ristetti e protetti, per inoltrarci nel mare aperto delle necessità degli altri e dare ampio respiro alla nostra testimonianza nel mondo» (Papa Francesco, Regina Coeli, 29 aprile 2018). Bisogna amare come Gesù ci ha amato, testimoniando con animo caritatevole la fratellanza, essendo tralci della “vite del Signore”. È tenera ed efficace l’immagine del Padre vignaiolo: rivela la bontà e la delicatezza di gesti amorevoli e, al tempo stesso, la concretezza di opere e scelte che danno “frutto”, pur essendo segnate dal dolore, che si evidenzia durante la potatura. Nel taglio alberga un sentimento di morte: interruzione di continuità dove c’era unità.
La potatura invece rivela la resurrezione verso un futuro fecondo. Il tralcio, tuttavia, vive una relazione simbiotica con la vite, attraverso lo stato fotosintetico, che ne esprime la natura autotrofa. Senza questa relazione strettissima con Gesù, saremo tagliati dall’”albero di vita”, destinati alla secchezza della morte. Con fiducia, dobbiamo camminare lungo le direttrici della storia, anche attraversando sentieri impervi, vivendo e testimoniando l’amore di Dio, sotto la luce e la grazia dello Spirito Santo, come fu per i discepoli impauriti lungo i sentieri polverosi che conducevano ad Emmaus (cfr Lc 24).