Scenario internazionale a tinte fosche

Scenario internazionale a tinte fosche

Giugno 10, 2025 Off Di Gerardo Capaldo

La pace è la sola strada

L’80º anniversario della Liberazione è stato ricordato in molte province, dal Nord al Sud, in date diverse, legate ai tragici eventi che sconvolsero le comunità, travolte dall’odio e dalle vendette. Ricordi che non si possono dimenticare e che, oggi più che mai, restano drammaticamente attuali.

Un’ampia eco sulla stampa nazionale ha avuto la commemorazione della strage delle Fosse Ardeatine, dove, in seguito all’attentato partigiano contro il battaglione Bozen, si decise di uccidere 335 italiani: dieci per ogni soldato tedesco morto.
Tra le vittime, anche due quindicenni e due diciassettenni. Alla cerimonia hanno preso parte, insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mille studenti, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il presidente della Camera Lorenzo Fontana, il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, i ministri della Difesa Guido Crosetto, dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano. La preghiera è stata recitata da Mons. Siddi per i cattolici e dal Rabbino Capo Di Segni per la comunità ebraica.

Non è invece facile, dopo tanti anni, trovare notizie su altri eccidi, se non attraverso settimanali cattolici o la stampa locale. Il Presidente Mattarella si è recato anche a Civitella in Val di Chiana, dove il 29 giugno 1944 furono uccisi 244 civili.

A Tavolicci, sull’Appennino tosco-emiliano, furono 64 i civili trucidati, tra cui 19 bambini sotto i dieci anni. A Pratolungo di Velletri è stata commemorata la strage di 12 civili inermi, vittime di una rappresaglia per la morte di un soldato tedesco, ucciso dal marito della donna che quel soldato stava tentando di violentare.

A Roma si è ricordato il rastrellamento del Quadraro, intitolando ai deportati una strada del quartiere. A Bari, oltre 5.000 persone hanno partecipato all’edizione del “Vivicittà”, manifestazione sportiva promossa con lo slogan “Stop alle bombe sui civili”. A Pedescala, poche ore prima dell’accordo di Caserta, si consumò una violenta strage con 82 morti, in gran parte civili.

“La guerra è sempre un’aberrazione, una evidente violazione dei diritti umani – ha ricordato Michele Vigne, presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra –. Ognuno avverte dentro di sé il senso dell’ingiustizia e dell’insensatezza di ogni conflitto”.
Leonardo da Vinci scriveva: “La guerra è pazzia bestialissima”.

Ad Arielli, in provincia di Chieti, i soldati tedeschi rinchiusero gli abitanti in una grotta. Dopo averli bruscamente svegliati, perquisiti e derubati, spenta l’unica candela accesa, li uccisero con tre bombe a mano. Come non ricordare, poi, l’eccidio di Marzabotto, dove anche quest’anno hanno partecipato, in segno di perdono, riconciliazione e pace, sia il Presidente della Repubblica Italiana che il suo omologo tedesco.

Dopo oltre 80 anni, quasi tutti i testimoni di quegli orribili eventi sono scomparsi. Di molte stragi si è persa memoria. Eppure, l’orrore che quasi tutto il mondo oggi prova di fronte a quanto accade a Gaza e in Ucraina potrebbe rappresentare un segno di umanità e di responsabilità maggiore rispetto al passato.

Ma sarà sufficiente?
Da dove ripartire?