Servire è il segno della divina regalità
Novembre 23, 2025
Il freddo intenso di queste giornate di novembre riporta alla mente echi di un passato che ha segnato momenti difficili superati con la caparbietà e la perseveranza che, da sempre, contraddistinguono le genti irpine.
Il monte Tuoro e le pendici del Partenio, questa mattina, erano affrescate da un sottile manto bianco; i colori dell’autunno, come sgargianti pennellate, affiorava lì dove gli scarni raggi solari filtravano attraverso le nuvole. Tanti sono i dettagli che riportano alla mente il 23 novembre del 1980, domenica, proprio come oggi. La giornata fu mite, poi verso sera il boato del terremoto raggelò quell’atmosfera insolitamente silenziosa; il giorno successivo una coltre di neve venne a coprire le macerie.
Quest’oggi, invece, si placano gli scossoni delle contese politiche che hanno visto un’accesa stagione elettorale per il rinnovo del Consiglio regionale. Ogni schieramento politico ha fatto la sua parte, ma questi semi daranno frutto? È questo l’interrogativo ricorrente. Il tempo delle promesse ormai si è consumato, rimarranno aspettative fiduciose che, talvolta, si sciolgono come neve al sole.
Le campagne elettorali spesso si giocano sul terreno dello scontro, delle accuse reciproche e della determinazione per guadagnare posti di potere e di prestigio ben lontani dallo stile della politica intesa come servizio per la crescita socio-economica e culturale di un territorio. Alle sane politiche di amministrazione, la storia testimonia azioni politiche di spartizioni che si misurano attraverso il metro del compromesso. La solennità di Cristo Re ripropone, proprio in questo tempo, una regalità che non impone dominio e potere, ma obbedienza e servizio, non genera possesso e seduzione, ma dona la liberazione dalle catene del peccato con un amore a fondo perduto. Di fronte ad ogni logica umana che parametra la felicità al potere materiale, l’amore e il servizio vicendevole, fraternamente vissuto, rappresentano la più vera forma di regalità.
La politica, riappropriandosi delle funzioni sociali di servizio umile e vicendevole, potrà così riconquistare la fiducia della collettività perché è “dando che si riceve e perdonando si è perdonanti” (cfr Lc 6, 38, Mt 6, 14-15).


