Solo l’amore salva

Solo l’amore salva

Maggio 5, 2024 Off Di Mario Baldassarre

Maggio è tempo di rinascita, mese mariano che incarna teneramente la bellezza dell’amore materno. La natura rivela un tripudio di armonie, attraverso i dettagli di una stagione che si apre alla vita. Il riverbero della luce giornaliera riflette la verdeggiante foliazione; il cinguettio ricorrente di uccelli svolazzanti in danze sinuose, in particolare nelle aree poco antropizzate, dona armonia alle albe nascenti di un nuovo giorno. In questo tempo di profondo gaudio, il buon umore è spesso di buona compagnia, a dispetto delle giornate umbratili invernali o caratterizzate da condizioni non in sintonia con i ritmi stagionali.

La luce, per antonomasia, è presagio di vita, ravviva le coloriture autentiche e rileva l’esatta consistenza e il contorno delle cose; il buio e la nebbiosità tolgono il contorno alle cose, creando incertezze e difformità, tant’è che sono associate alla morte. L’armonica bellezza riconduce ai buoni sentimenti, fino a far trionfare la soavità dell’amore, sublimata nella natura materna mariana celebrata nel mese di maggio. Maria è: «Signora del silenzio e della croce, Signora dell’amore e dell’offerta, Signora della parola accolta e della parola restituita» (Cardinale Eduardo Pironio), espressione di fiducia, obbedienza e di speranza vicina alla nostra fragile e precaria umanità, come madre amorevole.

L’amore, tuttavia, in questo tempo in cui prevale un materialismo dissennato, appare una parola abusata, ben troppe volte svilita nella profondità del suo significato e infangata da pratiche volgari e peccaminose, che ne rivelano con esattezza il suo contrario. «Rimanete nel mio amore […] perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Gv 15, 9-11), dice Gesù rilevando la più alta espressione di amore, tant’è che «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13) e, ancora più sorprendente, per i propri nemici, scegliendo di essere servo per amore.

«In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4, 10). L’essenzialità del cristianesimo rivela, ad ogni modo, «un Dio – come sostiene padre David Maria Turoldo – sempre perduto dietro all’uomo: un Dio davvero infelice!». Si tratta di un amore agape: disinteressato, immenso, smisurato, come ne rivela l’etimologia, “convito fraterno”; ben diverso dall’eros, amore umano, passionale, inteso come sentimento che si misura nella reciprocità del “dare e avere” di chiara fattura umana.

L’amore, come sostiene don Luigi Maria Epicoco, è una decisione: «Le cose diventano veramente nostre solo quando le scegliamo, non semplicemente quando accadono» (Luigi Maria Epicoco, L’amore che decide, ταυ editrice). Rimanere in questo amore permette di aprire l’orizzonte ad una visione rinnovata di fraternità, potendo placare l’orgoglio e il rancore, fino a poter sperimentare il perdono ed entrare così nella visione misericordiosa e salvifica del Signore. Celebrare l’amore diventa così il criterio ottimale per onorare ed apprezzare la vita.

Il paesologo Franco Arminio, nella sua raffinata produzione poetica, ne ha saputo cogliere con acume l’evidenza: «Col passare degli anni/ ci accorgiamo/ di avere amato meno/ di quando avremmo potuto./ È come se mezza vita nostra/ non fosse mai salita/ sulla giostra» (Franco Arminio, L’infinito senza farci caso, Bompiani).