Spiacenti, ci siamo dimenticati di voi

Spiacenti, ci siamo dimenticati di voi

Gennaio 15, 2023 Off Di Dario Alvino

E’ questa la traduzione letterale del film drammatico di Ken Loach girato in Inghilterra nel 2019 (Sorry we missed you), che tratta della condizione sociale di chi, pur avendo un lavoro, vive una vita grama e con poche prospettive, proiettato nella confortevole sala del Polo Vescovile.

Sinossi. Ricky, Abby, e i loro due figli, l’undicenne Liza Jane e Sebastian, studente liceale, vivono a Newcastle e sono una famiglia unita. Nonostante lavorino da mattina a sera i genitori si rendono conto di poter solo sopravvivere senza avere la possibilità di comprarsi un casa di proprietà e di migliorare la loro condizione economica. Quindi Ricky decide di tuffarsi a tempo pieno nel lavoro di recapito pacchi mettendosi in proprio. Acquista un furgone proprio vendendo l’auto della moglie, che continuerà suo malgrado a fare assistenza domiciliare ai pazienti spostandosi con i mezzi pubblici.

Ma ben presto Ricky si accorge che, nonostante l’impegno profuso, i tempi stringenti delle consegne lo costringono a una vita stressante e non sostenibile. Entrambi i coniugi lavorano tutto il giorno arrivando a sera esausti, da non potersi dedicare alle esigenze dei figli. I ragazzi a loro volta subiscono tale situazione restando da soli tutto il giorno a sbrigare da soli le faccende di casa ed i loro compiti. Ovviamente ne risentono, in particolare Sebastian che spesso si lascia andare alzandosi tardi e marinando la scuola.

Il film, che ha il rigore del documentario, svela in modo diretto e spietato il cinismo di certi ambienti lavorativi, come quello del delivery, che ha come unico obiettivo abbattere i tempi di consegna per vincere la concorrenza; manche il lavoro di assistenza a domicilio a cottimo che svolge Abby gode di guarentigie. Questi nuovi lavori offrono nuove opportunità lavorative a chi, perdendo il posto e non essendo dotato di alta professionalità, pur di guadagnare prende al volo tutto quello che offre il mercato. Ma tali lavori sono privi di quelle garanzie che sono alla base di un ruolo dignitoso nella società. Specie il lavoro del recapito richiede energie giovani e tanta determinazione, che in persone di mezza età non ci sono più. E’ quindi facile sconfinare nello sfruttamento, che può manifestarsi con paghe molto basse oppure con turni di lavoro massacranti. Ed oltre al fattore economico bisogna considerare che ritmi di lavoro esasperati riducono la possibilità di condurre una vita familiare accettabile. Una famiglia per essere tale e fortificarsi ha bisogno di condividere sia le incombenze quotidiane dei singoli che i momenti svago. Genitori e figli non possono ridursi al ruolo di coinquilini. Si rischia concretamente di diventare estranei e di sfaldare il nucleo familiare.

La società ha accolto con favore, dato il riscontro enorme, la novità di acquistare in Internet e vedersi recapitare velocemente gli acquisti a domicilio, ma dietro quelle consegne c’è il lavoro incessante ed improbo di tante persone bisognose. Tali lavori sono frutto di una società divenuta troppo competitiva e vanno attenzionati !

E’ innegabile che la crisi economica conseguente alla pandemia ed alla guerra in atto hanno allargato il divario tra ricchi e poveri, con il risultato che la fascia media, prima benestante arranca ad arrivare a fine mese. Per cui stiamo attenti a non alimentare il circuito dell’arrivismo a scapito della qualità della vita altrimenti sempre più persone faranno parte della categoria degli “invisibili”