
Tante voci gridano nei deserti del mondo
Dicembre 4, 2022
A piccoli passi camminiamo verso il Natale. Il clima festivo è pregno di suggestione. Gli addobbi e le luminarie affrescano gli ambienti cittadini restituendo un entusiasmo contagioso. Questo Natale si avvicina “come comanda Iddio”, avrebbe ripetuto Luca Cupiello. Come dargli torto? Dopo qualche anno di clausura forzata, a causa del Covid-19, finalmente si respira, a pieni polmoni, la gioia che da sempre accompagna il tempo d’Avvento.
Le brutte notizie sono edulcorate dalla stagione sportiva del mondiale di calcio che, pur non vedendoci protagonisti, s’impone al grande pubblico, distogliendo l’attenzione dai problemi più gravosi. Le emergenze meteo e le tragedie consumate negli ultimi tempi invitano a rinnovati sensi di responsabilità. Gli allarmi inascoltati e gli interventi maldestri sull’ambiente sono il prezzo da pagare per una politica ambientale inavveduta. Continui sono i richiami per garantire una sostenibilità ambientale, come previsto dall’Agenda 2030, ma pare che questi obiettivi siano procrastinabili ad oltranza. Il clima di guerra ostinato non tende a placarsi e si alimenta con l’orgoglio fazioso che non cede il passo a tangibili forme di negoziazione. Il dolore di chi sulla pelle vive i drammi del conflitto e gli appelli accorati di papa Francesco per fermare le ostilità e favorire una primavera di pace risuonano come “voce che grida nel deserto”, che cade nel vuoto sciogliendosi come neve su un mucchio di sale. Troppe sono le voci inascoltate quando prevale la logica del profitto e le manovre meschine di conti economici ostacolano ogni sentimento di altruismo e di carità. Il dio denaro va anchilosare ogni buon sentimento rendendo, così, sempre più algida la natura umana. «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!» (Mt 3, 2). Forte, incisivo è l’appello di Giovanni Battista nell’annunciare la venuta del Salvatore, così come Isaia aveva profetizzato: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Mt 3, 3).
L’Avvento è l’annuncio di Dio che si fa uomo, abitando la natura umana in tutte le sue dimensioni, eccetto il peccato, per renderci figli amati di un Padre misericordioso che non fa la conta del peccato, ma insegna che il perdono è ciò che conta. La mancanza di ascolto è uno dei malanni del nostro tempo: tanti parlano, ma pochi ascoltano e meditano, così da far nascere equivoci e fraintendimenti. Interrogativi inascoltati risuonano nel deserto delle nostre vite tutte le volte in cui il cuore non è abitato da Cristo: l’aridità spirituale genera apparenti oasi e fragilità. La conversione è la strada che porta a Cristo e, al tempo stesso, è la strada che Cristo percorre per abitare le nostre vite trasformando il deserto in immense distese fiorite. Farsi guidare dallo Spirito Santo permette di superare la paura e le tempeste che s’infrangono sul nostro cammino, così da costruire un mondo fatto di pace e fraternità. L’Avvento è un momento propizio per preparare il cuore alla venuta di Gesù; un cammino e un’opportunità da cogliere e coltivare per veder crescere e maturare il frutto dell’amore.
Solo così è possibile vincere il narcisismo e liberare il mondo dalla violenza per vivere la pace in tutte le sue dimensioni, nell’ottica di un sentimento d’amore che ci veda “fratelli tutti”, come più volte richiamato dal santo padre Francesco.
Mario Baldassarre