
UMILIATA TUTTA LA TIFOSERIA
Maggio 5, 2022L’unico sentimento che caratterizza tutto il campionato dell’Avellino è la delusione. Una delusione che ha coinvolto i settemila spettatori, passionali e vocianti per più di 90 minuti, nella speranza che il progetto di riscatto di una società calcistica, gloriosa come l’Avellino, si potesse realizzare.
Invece la tifoseria e la società sono state trafitti da quattro mercenari che hanno trovato ad Avellino la loro Mecca, con un presidente che non ha lesinato denaro e benefici, mentre i giocatori si davano alla bella vita.
Nemmeno il cambio dell’allenatore ha portato quella ventata di novità nei rapporti con i giocatori. Gli schemi di gioco, la scelta degli uomini da mandare in campo, erano sempre gli stessi, con campi predisposti. Giocatori che nella maggior parte superano la trentina, con punte di 35 anni ( Scognamiglio, Maniero, Ciancio ) per i quali in ogni infortunio occorrevano settimane di cure e medicine.
Una squadra , quella approntata dal duo Braglia-Di Somma, che non ha mai vinto una partita con le grandi del campionato: vedi le sconfitte in serie con Bari, Catanzaro, Palermo, Monopoli, Foggia. E ancora più grave è stata la campagna acquisti di gennaio, nella quale si poteva correggere la “rosa” ingaggiando un centrocampista di qualità, capace di gestire il gioco, dettare i tempi e preparare gli inneschi degli attaccanti. Si era detto di eliminare le falle in difesa, a cominciare dal portiere Forte, per finire alla pletorica serie di attaccanti senza qualità: Plescia, Minowschi, Kanoute, Di Gaudio.
Si è salvato il solo Maniero ( 10 reti ) ma ha avuto la sfortuna di mancare dal campo per quasi tutto il girone di ritorno per un infortunio. A gennaio è arrivato ancora un attaccante, quel Murano che è risultato il cannoniere dei gol mancati, un giocatore che probabilmente chiuderà la carriera ad Avellino, sia per l’età che per l’insipienza tecnica. Ad onor del vero sono arrivati, a gennaio, anche il 32enne Kragl, a costo zero, e un certo Chiti, difensore che non ha mai messo piede in campo.
Non parliamo della partita col Foggia che ha regalato solo desolazioni e contrarietà alla dirigenza, alla tifoseria e all’allenatore Gautieri, che, oltre alla sconfitta, ha dovuto anche subire per la seconda volta, in dieci giorni, una vera lezione di calcio, dal suo maestro Zeman.
L’unica nota lieta è venuta dal pubblico assiepato sugli spalti che ha dimostrato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, di meritare spettacoli calcistici di maggiore spessore e giocatori di altra levatura tecnica e morale.