La sofferenza come cammino di guarigione

La sofferenza come cammino di guarigione

Giugno 27, 2021 Off Di Redazione

La sofferenza occupa un ruolo centrale nella natura umana, sopraggiunge lungo il cammino della vita a diversi livelli di intensità e temporalità e, tutte le volte che la si incontra, lascia dei segni tangibili che cambiano la vita stessa, modificando prospettive, vedute, comportamenti. A volte in maniera sorprendente si configura come un’evidenza, apparentemente paradossale, di guarigione salvifica fonte d’amore e maturità: un risanamento dello spirito che genera coraggio, felicità e forza per affrontare le difficoltà che si presentano. Il dolore, invece, è una sensazione penosa prettamente fisica che coinvolge il corpo. Le esperienze della prova fanno maturare la sofferenza come un mistero complesso affinché il dolore possa abitare la vita ed essere accolto nel corpo e nello spirito fino a diventare senso di redenzione che unisce a Dio. La storia dell’uomo è intarsiata di esperienze di dolore trasfigurate in sofferenza. L’esperienza della Croce, vissuta nella passione e morte di Gesù Cristo, è diventata sofferenza vissuta, accolta come grazia ed offerta a beneficio per la redenzione dell’umanità segnata dal peccato. Il Vangelo ci permette di riconoscere ad accogliere la sofferenza come richiesta di amore, conversione, speranza, fiducia: doni da custodire come grazia in comunione con Dio.

La lettura domenicale del Vangelo di Marco propone una vicenda di sofferenza, che vista con gli occhi di Gesù diventa fonte di guarigione.

«Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata”». (Mc 5, 25-28)

Una testimonianza vera di fede che diventa salvezza. La donna non chiede di essere salvata ha solo una fede incondizionata. «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male» sono le parole di Gesù che non delude mai l’attesa e nella sofferenza dona amore che diventa guarigione e luce nel buio. È la forza della fede a compiere miracoli. L’orgoglio, la supponenza nel voler fare da soli per trovare delle soluzioni spesso ingigantisce lo stato di malessere e ogni forma di appagamento si configura come un palliativo che non genera guarigione. Spesso combattere con veemenza contro l’umana fragilità sortisce l’effetto di ingigantire la fragilità stessa. «La vera salute è la consapevolezza della malattia. Siamo prometeici, vogliamo strappare il fuoco a Dio e non capiamo che se glielo chiediamo Lui ce lo regala. Spesso neanche lo sappiamo perché siamo stati informati male su di Lui» è quanto sostiene don Fabio Rosini che dalla vicenda evangelica della donna emorroissa ha tratto il libro “L’arte di guarire” in cui propone un cammino personale e al tempo stesso universale di guarigione della vita interiore e affettiva.

La pandemia ha messo allo scoperto con chiara evidenza le fragilità con la rincorsa ansimante a trovare ogni forma di soluzione attraverso i canoni sperimentali della scienza. La ricerca affannosa di vaccini, per consentire forme di immunizzazione, ha generato un impoverimento emotivo con disorientamento, forme di preoccupazione, dubbio e incertezze. È necessario coltivare la speranza con la fede della donna emorroissa e la consapevolezza di essere guariti dalla sofferenza e non con l’orgoglio smodato di liberarsi della sofferenza. Solo così la sofferenza accettata e vissuta con gioia diventa luce, fonte di amore da custodire e testimoniare.

Mario Baldassarre