L’umiltà del peccatore si apre all’amore di Dio

L’umiltà del peccatore si apre all’amore di Dio

Ottobre 23, 2022 Off Di Redazione

La politica fa da sfondo agli eventi di questa settimana. Il primo governo rosa della storia repubblicana guadagna la scena sui problemi che si rincorrono in questo autunno preoccupante. Non mancano le polemiche suffragate dai toni aggressivi di contese ideologiche partitiche: la logica della spartizione dei poteri e della nomina di cariche istituzionali è da sempre motivo di accese discussioni quando il senso del bene comune viene temporaneamente messo da parte.

L’inflazione galoppante degli ultimi tempi incide pesantemente sulle già stringenti economie familiari alle prese con l’equilibrio dei conti di fine mese. Dinanzi a situazioni apparentemente complicate spesso si creano alibi o si cercano colpevoli, intavolando discussioni di farisaica memoria. La faziosità troppe volte fa orientare lo sguardo su se stessi, sulla bontà delle proprie azioni e dei propri pensieri, tanto da avere la presunzione di essere nel giusto, disprezzando gli altri. La pagliuzza nell’occhio altrui guadagna la scena tutte le volte in cui si cerca l’errore o il peccato nell’altro, con l’istinto di sentirsi superiori, senza fare i conti con i macigni della propria coscienza e le mancanze nascoste sotto le vesti dell’orgoglio e della supponenza. Le vicende sociali troppe volte rimandano a queste situazioni e, in particolare, il moralismo sbandierato verso la guerra in atto è motivo di disprezzo e diffidenza. L’attenzione posta su un problema, senza pensare a fattibili soluzioni, genera demagogia e disorientamento.

Il fariseo che si confronta con il pubblicano (cfr Lc 18,9-14) ha una spiccata indole narcisistica tesa ad orientare l’attenzione sul proprio “io”, mettendo in risalto la bontà delle proprie opere, la convinzione di essere nel giusto e l’orgoglio di non essere nel peccato: Dio non trova spazio in questa umana centralità in cui le opere sono al servizio dell’orgoglio e della presunzione. L’osservanza di una religiosità di facciata, testimoniata da un’attenta morale può nascondere un senso di vanità che porta al disprezzo: la presunzione di sentirsi senza peccato e di vedere il male nelle opere altrui è di per se un peccato; la convinzione di non essere bisognosi della divina misericordia genera senso di autoreferenzialità e povertà spirituale.

L’amore per il prossimo, la carità non ostentata avvicina l’uomo a Dio. Sapersi peccatori e bisognosi di misericordia, come il pubblicano della parabola evangelica (cfr Lc 18, 13), apre il cuore alla vera bontà, che si configura nel perdono e nell’amore del prossimo.

Il Sinodo aperto da Papa Francesco pone l’attenzione sull’ascolto e sul discernimento, orientando la Chiesa in un cammino missionario per la testimonianza della gioia del Vangelo. Il vivere di ogni cristiano, in quest’ottica, deve essere orientato ad avvalorare questa spinta missionaria senza uno spirito di apparenza delle opere, ma con amore, carità, rispetto delle diversità e spirito di fratellanza.

Ognuno nel proprio ruolo sociale e lavorativo deve poter testimoniare con le opere l’amore di Dio e non rivolgersi a Dio per manifestare la bellezza delle proprie opere.

Mario Baldassarre